Una cosa è il parere della Conferenza dei sindaci, un’altra le posizioni dei singoli Comuni: la Regione invia a tutti i primi cittadini l’invito a esprimersi singolarmente sulla riforma della sanità veneta e riemerge la frattura tra favorevoli e contrari alla fusione delle due Usl bellunesi. Ieri, l’audizione dei presidenti delle Conferenze dei sindaci in un apposito incontro della Commissione sanità della Regione.
Per i bellunesi fondere le Ulss significa rischiare di perdere servizi e di fatto sconfessare la specificità bellunese. «Abbiamo evidenziato le nostre perplessità riguardo all’Azienda zero e al destino incerto del settore sociale – spiega Alessandra Buzzo, sindaco di Santo Stefano di Cadore – Fondamentale la presa di posizione in accordo con i feltrini, la specificità passa anche per questo e si pratica anche così». Soddisfatto il sindaco di Feltre Paolo Perenzin: «Le nostre argomentazioni hanno risvegliato qualche dubbio nei consiglieri regionali. Ieri (lunedì, Ndr) è arrivato l’invito a tutti i Comuni a esprimersi individualmente entro 60 giorni». Il governatore Luca Zaia assicura: «Niente tagli. Unificazione significa sburocratizzazione e più servizi sanitari e sociali alla gente».
Il fatto è che, dietro il sipario della condivisione di intenti, si nascondono ancora delle divergenze, specie nei territori dell’Usl 1: «È possibile che il Comune di Belluno esprima una propria posizione autonoma – ha spiegato il sindaco del capoluogo Jacopo Massaro – Rimaniamo della nostra idea: meglio un’Usl unica con un sistema policentrico di ospedali e il finanziamento totale della sanità bellunese». Nel frattempo, il direttore generale dell’Usl 1 Pietro Paolo Faronato respinge la correlazione diretta tra fusione delle aziende sanitarie e indebolimento degli ospedali, cavallo di battaglia dei sindaci contrari all’accorpamento: «Si tratta di un passaggio tutto da dimostrare. Le aziende di Agordo e Pieve di Cadore si sono fuse con Belluno nel 1995, e in 20 anni è cambiato il contesto. Il punto non sono i posti letto o il numero di primari, ma la qualità dell’offerta sanitaria». Ieri, anche il presidente della Regione Luca Zaia ha criticato alcune osservazioni dei sindaci contrari alla fusione: «Sostenere, come fanno alcuni amministratori locali, che l’operazione serve solo a risparmiare lo stipendio di un direttore generale dimostra una cultura amministrativa poco lungimirante I risparmi che si otterrebbero incidendo sul sistema amministrativo ridondante sarebbero ingenti, e ogni euro verrebbe dirottato su servizi sanitari e sociali».
A.Z. – Corriere del Veneto – 9 settembre 2015