Il Fatto quotidiano. In una nuova nota congiunta l’Agenzia europea del farmaco (Ema) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ribadiscono l’efficacia dei sieri approvati in Ue e l’importanza delle due dosi. L’Oms chiede di posticipare la somministrazione della terza per consentire che venga immunizzato “almeno il 10% della popolazione di ogni Paese” del mondo
Sì alla vaccinazione con due dosi per tutte le persone ritenute idonee all’immunizzazione, anche perché tutti i sieri approvati finora nell’Unione europea contro Sars-Cov-2 si sono rivelati efficaci contro la variante Delta. Finché il virus continuerà a circolare, però, “continueremo a vedere infezioni anche nelle persone vaccinate”, ma “ciò non significa che i vaccini non funzionino” e “fino a quando più persone non saranno completamente vaccinate” e mentre il virus continua a diffondersi, “tutti dovrebbero attenersi alle normative nazionali e continuare ad adottare misure come indossare le mascherine e rispettare il distanziamento sociale. Anche le persone che hanno ricevuto un programma di vaccinazione completo”. Sono questi i punti principali contenuti una nuova nota congiunta dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), in cui si precisa che “la vaccinazione è importante” non solo “per proteggere le persone a più alto rischio di malattie gravi e ospedalizzazione”, ma anche per “ridurre la diffusione del virus e prevenire l’emergere di nuove varianti di preoccupazione”. Quanto alla terza dose, “non ci sono dati sufficienti per indicare che sia necessario un richiamo” ma “può essere consigliabile prendere in considerazione la riduzione dell’intervallo tra la prima e la seconda dose, entro i limiti autorizzati, in particolare per le persone a rischio di Covid-19 grave che non hanno completato il programma vaccinale raccomandato”. Intanto l’Oms sottolinea nuovamente l’importanza dell’immunizzazione della popolazione nei Paesi in via di sviluppo e propone una moratoria sulla terza dose fino a quando tutti gli Stati non abbiano vaccinato almeno il 10%degli abitanti.
“Possibile riduzione dell’intervallo tra prima e seconda dose” – Ema e Ecdc ribadiscono che la vaccinazione completa è la chiave per la protezione contro il Covid-19 grave, comprese le malattie causate dalla variante Delta. Il livello più alto di protezione viene raggiunto dopo che è trascorso un tempo sufficiente (da sette a quattordici giorni) dal giorno dell’ultima dose di vaccino, anche se “in alcuni casi può essere consigliabile prendere in considerazione la riduzione dell’intervallo tra la prima e la seconda dose, entro i limiti autorizzati, in particolare per le persone a rischio di Covid-19 grave che non hanno completato il programma vaccinale raccomandato”. Inoltre, con la crescente circolazione della variante Delta di Sars-Cov-2 nei Paesi dell’Ue/See, l’agenzia europea per i medicinali e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie incoraggiano fortemente coloro che hanno diritto alla vaccinazione ma non sono ancora stati vaccinati a iniziare e completare il programma di vaccinazione raccomandato in modo tempestivo.
“Mancano dati sull’opportunità della terza dose” – Emer Cooke, direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema, su Politico.eu aggiunge che “la variante Delta è diventata ciò che tutti speravamo non sarebbe” diventata, cioè la variante di Sars-CoV-2 dominante nel Continente europeo. Ma i vaccini anti-Covid approvati “rimangono efficaci”. L’esperta parla anche della terza dose, su cui il dibattito è ancora aperto, mentre alcuni Paesi – fra cui la Germania, il Regno Unito e Israele – hanno già deciso di intraprendere questa strada, sebbene partendo da alcuni gruppi specifici di popolazione. “Al momento – ha precisato Cooke – non ci sono dati sufficienti per indicare che sia necessario un richiamo”. Si monitora dunque la situazione con l’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), l’Ema è in contatto costante con le aziende sul nodo dei numeri di dosi disponibili, nel caso dovesse rivelarsi necessario un altro richiamo. “Per alcune popolazioni – ragiona Cooke – si potrebbe iniziare a vedere la necessità, il che non significa che ce ne sia bisogno universalmente in tutta la popolazione“.