L’agenzia di Venezia: «Meglio comunque di altre regioni». Fine 2011: sono stati di più i posti di lavoro persi. Tra ingressi e uscite il risultato finale è -15 mila
Quarto trimestre 2011 con segno positivo. Almeno in Veneto e nel settore del lavoro dipendente. Secondo l’aggiornamento elaborato da “Veneto Lavoro”, agenzia della Regione, risulta infatti che da settembre a dicembre dello scorso anno c’è stato un incremento del 5% dei contratti stipulati di lavoro dipendente. Un dato in controtendenza, rispetto alla crisi, soprattutto se lo si raffronta con la situazione delle altre regioni d’Italia: la media nazionale segna un aumento medio del 2% nell’occupazione dipendente, ma performance come Umbria (-5%), Marche (-3%) e Trento (-1%) vedono stagliarsi il Veneto con una posizione d’eccellenza.
VANNO MEGLIO GLI STRANIERI. Se si entra nel dettaglio dell’analisi di “Veneto Lavoro” e si disaggregano le cifre, ci si rende immediatamente conto che in realtà, il risultato complessivo del Paese è inferiore se comparato col periodo corrispondente del 2010. Il 4° trimestre 2011 ha segnato una dinamica migliore delle assunzioni per i lavoratori stranieri rispetto agli italiani: il 7% contro il 2%. Se i giovani continuano ad essere i veri marginali del mercato del lavoro su scala nazionale, ad eccezione della Sardegna in cui le assunzioni under 30 sono di più rispetto al resto del Paese, il Veneto conquista un’altra bandierina nella distribuzione della domanda di lavoro nel settore manifatturiero anche se proprio in Veneto si sono avute consistenti perdite di posti di lavoro proprio nel manifatturiero e nel comparto delle costruzioni. BENE IL TURISMO. Tuttavia, la regione risulta in controtendenza, rispetto al resto d’Italia, nel comparto dell’alberghiero e della ristorazione dove la domanda di lavoro ha segno positivo in virtù della consistente diffusione dei contratto a chiamata. Da segnalare, per altre tipologie di rapporto di lavoro, la domanda sostanzialmente stabile per i rapporti parasubordinati, con l’eccezione del Veneto dove sono crollate le collaborazioni occasionali. I contratti di lavoro intermittente risultano invece ovunque e fortemente in crescita (+29% nell’insieme delle aree considerate) e in modo più accentuato per i maschi. Più in dettaglio, ci si rende conto che in Veneto a soffrire maggiormente nel quarto trimestre 2011 sono state le costruzioni con un calo del -15% delle assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2010. Lo stesso dicasi per l’industria, altro comparto che ha registrato un calo delle assunzioni del 15% nel 2011; -9% anche nell’agricoltura. Bene il terziario al +3%, sebbene nel quarto trimestre del 2010 si archiviava un 6% di assunzioni nel settore, bene per le assunzioni nell’istruzione al 34%. Dal punto di vista dei contratti, i flussi di assunti in Veneto veleggia pesantemente verso il tempo determinato. Piange, invece, il tempo indeterminato che registra nel quarto trimestre 2011 un calo del 10%; anche l’apprendistato segna il passo: -12% rispetto al 2010. Solo i contratti a tempo determinato conquistano un +2%.
MA IL SALDO CON I POSTI PERSI È NEGATIVO. È drammatico, però, il saldo per le assunzioni-cessazioni che danno il polso della crisi sul territorio. Nel 2011 in Veneto il saldo tra assunzioni e cessazioni di lavoro è stato negativo di 15.487 addetti: nell’industria è stato di -8.976, nelle costruzioni -4.785 e nel terziario -1.783. Il lavoro intermittente si fa strada: aumenta del 18%, gli addetti con questa tipologia contrattuale passano dai 16.176 del 2010 ai 19.023 del 2011. Il lavoro parasubordinato cala del 3%: nel quarto trimestre 2010 gli addetti erano 16.021 ma nell’ultimo periodo del 2011 scendono arrivando a quota 15.501. Altro dato da tenere in considerazione e da non sottovalutare, è quello sulla mobilità per licenziamenti che a fine 2011 ha totalizzato 8.456 posizioni aperte, con licenziamenti collettivi pari a 805 addetti, è un +762 rispetto al 2010.
22 marzo 2012 – Il Giornale di Vicenza