Il capogruppo di Verso Nord ed esponente di Scelta Civica ritiene “fuorviante affrontare i bilanci della sanità con parametri così diversi”. La richiesta al governatore Zaia è quella di “applicare in casa quello che si richiede a livello nazionale”.
Senza ridurre il numero di Ulss ad almeno la metà delle attuali, tagliare le enormi spese di personale e di organizzazione e introdurre i costi standard, la sanità veneta ha poche possibilità di soddisfare le crescenti esigenze di salute di una popolazione il cui tasso di invecchiamento è in continua crescita. Il sistema sanitario regionale è inoltre sotto pressione per la diminuzione delle risorse economiche disponibili. A fronte di questo quadro, puntualizza il capogruppo di Verso Nord ed esponente di Scelta Civica, Diego Bottacin, “parlare di Ulss in attivo o in passivo come fa Zaia è quanto meno fuorviante. In primo luogo perché si tratta comunque di uno scostamento rispetto a un budget teorico assegnato. Quindi, potremmo parlare di utile o di passivo solo e soltanto se – come chiediamo da tempo – le Ulss che chiudono con il segno positivo vengono autorizzate a investire quanto risparmiato e quelle col segno meno fanno, al contrario, un piano autonomo di rientro del debito basato sulle proprie risorse e sul patrimonio”.
“Invece – ha proseguito Bottacin – sappiamo che le aziende che fanno utili, di fatto, coprono il buco di quelle negative e non si applica alcun principio di responsabilità. Esattamente come avviene a livello nazionale dove le Regioni che hanno residuo fiscale, coprono gli sprechi delle altre. In fin dei conti chiedo a Zaia di fare semplicemente a casa sua quello che chiede venga fatto a livello nazionale”.
Niente più iniquo, ha aggiunto Bottacin, “che applicare tagli uguali a situazioni profondamente diseguali. Ci sono aziende Ulss che hanno un bacino intorno ai 70 mila abitanti (Chioggia e Adria) e altre che sfiorano i 500 mila (Padova e Verona); Ulss con 2 ospedali e Ulss con 8 strutture; ancora, Ulss con 20 dipendenti ogni 1000 abitanti (Belluno) e Ulss con 10 (Alto Vicentino), distretti sanitari con 3 dipendenti per 10 mila abitanti (Bussolengo) e distretti con 24 dipendenti (Belluno) Bisogna usare il bisturi, non il rasaerba”.
Sono d’accordo con il direttore generale Mantoan quando afferma che i risultati dal punto di vista economico sono rilevanti per riduzione spesa – ha spiegato l’esponente di Scelta Civica – Però sono sostanzialmente indifferenziate su tutti i servizi e non di riorganizzazioni strutturali (riduzione dei primariati, dei presidi ospedalieri, investimenti organizzativi e tecnologici, ecc.). Queste azioni di risparmio, in realtà, stanno stressando notevolmente il sistema e hanno comportato il peggioramento di molti servizi e non a migliorarne l’efficienza. A farne le spese sono soprattutto i servizi sanitari, mentre dovremmo cominciare a toccare le attività burocratiche e amministrative”.
In pratica: “Si è scelto di non toccare le Ulss, di mantenere in piedi un apparato burocratico non sanitario grande almeno il doppio di quanto serve per evitare di affondare il bisturi dove tutti sanno è necessario intervenire. E’imperativo passare anche in Veneto ai costi standard e tagliare i costi di burocrazia e di organizzazione”.
Il presidente Zaia, invita Bottacin, “invece di predicare agli altri i costi standard potrebbe cominciare ad applicarli a casa sua. Un’azione sicuramente più complicata e che offre meno visibilità sui circuiti media nazionali, ma che contribuirebbe a migliorare la sanità per i cittadini veneti”.
8 agosto 2013