Pagamento dei debiti atto due. La Regione pone mano all’ultima tranche di oltre 810 milioni di euro per sistemare gli scoperti con i fornitori, uno degli annosi problemi della sanità veneta (e non solo) che pesava, prima degli interventi di ripiano, per oltre 1,4 miliardi di euro.
Gli obiettivi prefissi sono due: azzerare i debiti delle Aziende sanitarie e porre un tetto alle attese dei fornitori che sono abituati a ricevere quanto dovuto ben oltre i 60 giorni come previsto dalla legge. Il giro di vite della Regione Veneto sulla sanità si chiama “delibera pagadebiti”, un nome suggestivo che si porta appresso una assegnazione di soldi legati alla ricapitolarizzazione delle Asl che vale ancora per oltre 810 milioni di euro e che impegna a non sgarrare.
Il pagamento dei fornitori entro i 60 giorni è diventato infatti per i direttori generali uno degli “obiettivi” sui quali verranno giudicati per ottenere il rinnovo del loro mandato triennale. Come dire: chi paga a rilento mina il suo futuro.
Ma non è solo questo il “giro di vite” che arriva dalla Regione. Nell’anticipare la liquidità messa a disposizione dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per garantire alle Aziende la loro ricapitalizzazione e i conseguente abbattimento dei debiti abbondantemente scaduti, la Regione impegna anche le Aziende più virtuose a dare concretamente una mano a quelle messe peggio.
In sostanza le obbliga a prestare i soldi di cui non hanno immediato impegno, garante delle restituzione la Regione stessa. Le virtuose sono l’Asl del Veneto orientale che mette sul piatto 15 milioni di euro; quella di Mirano-Dolo che di milioni ne mette 25, stessa cifra di quella di Este. Ben più pesante il contributo dell’Asl di Bussolengo che “consegna” 70 milioni sui 72 che riceve.
Soldi che naturalmente vanno a rimpinguare le finanze delle Asl maggiormente in difficoltà, con il fine di consentire il pagamento dei debiti. Soccorso che arriva all’Azienda ospedaliera di Padova, a cui le “sorelle” presteranno 25 milioni, e l’Asl di Venezia (40 milioni). Le restituzioni dovranno essere effettuate in massimo 10 anni e vengono garantite dalla Regione attraverso la gestione sanitaria accentrata.
Sistemato il pregresso, si guarda al futuro. Il debito verso i fornitori (fuori dai tempi di legge) non verrà infatti più tollerato e questo avverrà attraverso una serie di controlli periodici ai quale le aziende saranno obbligate a sottostare. Tra questi: la comunicazione periodica dei saldi di conto corrente delle aziende, la compilazione di periodici report sul debito scaduto, eventuali rendicontazioni del debito. Inoltre il monitoraggio del rispetto della normativa nazionale in tema di certificazione dei crediti e di fatturazione elettronica e il monitoraggio delle performance dei processi organizzativi di liquidazione e pagamento delle fatture interni delle aziende sanitarie. Insomma, tutti i debiti dovranno diventare trasparenti.
Complessivamente il Veneto doveva ai 7mila fornitori circa 1,4 miliardi (una tranche già pagata). Secondo i termini stabiliti con l’accordo firmato ancora lo scorso anno tra la Regione e Roma, lo Stato fornisce la somma che verrà rimborsata entro 30 anni con un tasso d’interesse fissato al 5%.
Il Gazzettino – 17 agosto 2014