Bocciato il blocco alle cure aggiuntive deciso dalla giunta Zaia. Salvi, almeno per tre mesi. Fino al 31 marzo la Regione continuerà a garantire assegni di cura ad anziani e non autosufficienti.
Contributi per le cure domiciliari, finanziamenti per progetti di autonomia dei disabili, prestazioni diagnostiche e specialistiche a persone affette da malattie rare e celiachia, telesoccorso e teleassistenza, trasporto e frequenza ai centri diurni per portatori di handicap, la compilazione dei certificati di idoneità sportiva per i minori, il parto indolore e tutte le altre prestazioni comprese nell’elenco dei 35 cosiddetti «Extra lea». Ovvero servizi corrisposti in forma gratuita ai soggetti più deboli da Palazzo Balbi a latere dei livelli essenziali di assistenza assicurati a tutti, dietro pagamento del ticket, dal sistema sanitario nazionale.
Ieri la V commissione del Consiglio regionale ha sospeso lo stop agli «Extra lea» imposto dalla giunta Zaia con delibera approvata lo scorso 24 dicembre per l’impossibilità di continuare a sostenerne il relativo costo di 125.766.244 euro, a causa del taglio dei trasferimenti statali. Scure che per i prossimi tre anni ha tolto alla sanità veneta, ora forte di 8,6 miliardi di euro, 900 milioni. Il provvedimento prevedeva il blocco degli «Extra lea» a partire dal primo gennaio 2013 e in attesa di una valutazione su correttivi da apportare alla lista degli stessi affidata ad un gruppo di tecnici guidato dal segretario della Sanità, Domenico Mantoan.
Per diventare esecutivo il diktat aveva però bisogno del parere obbligatorio della V commissione, che ieri ha invertito il percorso disegnato dall’esecutivo Zaia. Su proposta del presidente Leonardo Padrin e d’intesa con gli assessori Luca Coletto (Sanità) e Remo Sernagiotto (Sociale), l’assemblea ha chiesto all’unanimità al governatore di continuare ad assicurare gli «Extra lea» fino al 31 marzo, data entro la quale la V commissione dovrà esaminare la proposta di revisione che i tecnici elaboreranno entro il 28 febbraio. «Il pericolo non è ancora scongiurato, bisogna tenere alta la guardia — avverte Claudio Sinigaglia (Pd), vice di Padrin — chi mi dice che la maggioranza non abbia semplicemente scelto di congelare l’alt alle prestazioni aggiuntive sotto campagna elettorale, per ripristinarlo dopo il 31 marzo? Meglio mettere subito due paletti: nessuna compartecipazione delle famiglie per l’inserimento dei disabili nei centri diurni e potenziamento del sostegno domiciliare, in termini di assegni di cura e progetti di vita indipendente».
«Nessuna mira elettorale — ribatte Coletto — lo scopo della delibera che sospende gli Extra lea era di sollevare l’attenzione sul problema, ed è stato raggiunto. Non ho mai avuto intenzione di tagliare i servizi alle persone più fragili, il mio dovere è curare la gente, ma anche rispettare l’equilibrio di bilancio. Senza il quale il governo ci obbligherebbe a un piano di rientro che toglierebbe automaticamente le prestazioni aggiuntive e ci imporrebbe di ripristinare l’addizionale Irpef ai massimi livelli sull’intera popolazione. Operazione che graverebbe sulle tasche del Veneto per 525 milioni: 125 di Extra lea più 400 di Irpef. E allora, proprio per tutelare le cure da noi erogate oltre ai livelli essenziali di assistenza, dobbiamo rimodularle, rivedendo i criteri di assegnazione e magari vagliando l’opportunità di introdurre un ticket differenziato a seconda del reddito. Potremmo basarci sull’Isee, per esempio». Con una coperta più corta di 900 milioni, la sanità dovrà continuare a garantire anche i 721 milioni all’anno per il Sociale, i 49 per l’Arpav e i 56 di assegni di cura. Oltre ai 125,7 di Extra lea, fino al 2011 in carico al fondo del Consiglio regionale.
«I tecnici ne stabiliranno una gerarchia — chiude Padrin — evidenziando le voci da non toccare e quelle da rivedere. Per esempio non ha senso mettere le mani sulle prestazioni senza le quali il sistema costerebbe di più, come la domiciliarità, essenziale per non far lievitare i ricoveri».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 18 gennaio 2013