Il report della Corte dei conti sui bilanci delle partecipate Preoccupa l’immobiliare Insula, bene le autostrade di Cav
Rotaie e asfalto, nanotecnologie e piscine termali, alta finanza e parcheggi: si occupano un po’ di tutto, le 21 società partecipate dalla Regione Veneto, con alterne fortune ed assai differenti risultati di bilancio. Una galassia variegata, regolata da 9 leggi diverse, dove convivono veri e propri colossi (come Veneto Strade o Cav) accanto ad enti dormienti o quasi (come Rovigo Expo o Ferrovie Venete), se non in perdita costante e crescente (come Insula), a cui per il secondo anno consecutivo la Corte dei conti ha deciso di dedicare un’attenzione particolare, riservandole una delle due sezioni focus della sua relazione 2011 (su dati 2010), approdata in giunta nel febbraio scorso ed in consiglio regionale quest’estate.
Dei 21 enti in questione, dove siedono 39 rappresentanti regionali (4 sono dimissionari), 19 sono società di capitali partecipate in via diretta o tramite la finanziaria Veneto Sviluppo impegnate nei settori della ricerca e dell’innovazione, della finanza, delle infrastrutture, dei trasporti, della gestione patrimoniale e dell’internazionalizzazione; 1 è una fondazione (Ca’ Vendramin) che si occupa della promozione del Delta del Po e della «ricerca avanzata in zone umide»; 1 è un’associazione (Informest) costituta come centro servizi e documentazione per la cooperazione economica internazionale. Ebbene, a stupire la stessa magistratura contabile, che pure riserva un giudizio positivo quanto alla governance ed ai meccanismi di controllo, è lo squilibrio tra le risorse trasferite dalla Regione agli enti partecipati e quelle che risalgono la corrente seguendo la direzione opposta. Le prime, infatti, ammontano a ben 207 milioni 985 mila euro, un numero che è quasi il doppio di quelle sborsate da Palazzo Balbi nel 2008 (108 milioni 161 mila euro) e nel 2009 (105 milioni 883 mila euro). Le seconde, invece, si fermano ad appena 1 milione 728 mila euro, per giunta con un calo del 28% rispetto al 2009 (erano 2 milioni 405 mila euro), giustificato dalla riduzione della distribuzione degli utili, in particolare da Veneto Sviluppo e Autovie Venete. Ora, è chiaro che molte di queste società generano servizi, per cui la loro utilità non può valutarsi esclusivamente in termini costi/ricavi, e che in queste cifre rientrano anche i fondi girati ai «bracci operativi» come Veneto Strade e Veneto Sviluppo, ma è la stessa Corte dei conti a porre l’accento sul punto, invitando ad un maggior rigore nel monitoraggio dei flussi finanziari. Anche perché la faccenda si fa seria se si allarga lo spettro temporale: nel triennio 2008-2010 la Regione ha erogato la bellezza di 422 milioni 30 mila euro alle sue controllate, ricevendone in cambio a malapena 5 milioni 406 mila euro. In questo senso, il fatto che Palazzo Balbi non rediga un bilancio consolidato, non aiuta (e difatti è uno dei nuovi obblighi contabili imposti dal decreto sul contenimento della spesa varato dal governo giovedì). A drenare la maggior quantità di risorse sono state Veneto Strade, Sistemi Territoriali, Veneto Sviluppo e Veneto Acque (a loro quattro vanno 201 dei 207 milioni di cui sopra, motivati con «interventi infrastrutturali» e «politiche d’investimento»).
Nella sua analisi, la Corte dei conti non ha preso in considerazione solamente i risultati d’esercizio, ma anche l’indice Roe (la redditività del capitale investito), Roa (il rendimento percentuale degli investimenti) ed il Leverage (il rapporto d’indebitamento). In questo senso, Ferrovie Venete, di fatto inattiva dopo essere stata inglobata in Sistemi Territoriali ed ora «in attesa di rilancio», risulta essere la società con le performance peggiori (il Roe è addirittura a -118,2%), mentre Concessioni autostradali venete (Cav) è quella che va meglio accanto a Veneto Strade (ciclicamente, si sussurra un’ipotesi di fusione tra le due). Ben 6 partecipate su 19, comunque, registrano un risultato in perdita e, tra queste, spicca Insula, società di costruzioni che con un meno 638 mila euro mette a segno il rosso più rilevante (nel 2009 si fermava a meno 116 mila euro), peraltro con un altissimo livello di indebitamento. Preoccupano, oltre ad Insula e Ferrovie Venete, le partecipazioni in College Valmarana (gestisce l’omonimo hotel ad Altavilla, sede del Cuoa) ed in Rovigo Expo (organizza fiere e convegni): tutte e quattro, infatti, hanno generato perdite sistematiche negli ultimi 5 anni.
Non è un caso che Palazzo Balbi stia tentando in tutti i modi di disfarsi di queste quote, nell’ottica di una più generale razionalizzazione delle controllate che dovrebbe portare, tra l’altro, alla fusione delle immobiliari Marco Polo ed Edilizia Canalgrande: i pacchetti detenuti in College Valmarana, Insula, Rovigo Expo e Sis sono già stati messi all’asta due volte e per due volte la vendita è andata deserta. Trattandosi di partecipazioni di minoranza, infatti, sono poco appetibili tanto per i nuovi acquirenti quanto per i soci che già detengono il controllo. Forse era meglio pensarci prima: che senso aveva diluire le forze economiche della Regione in 21 società diverse?
Marco Bonet – Corriuere Veneto – 9 ottobre 2012