Alda Vanzan. Il Gazzettino. Occhio ai pentastellati. Le grandi manovre a Palazzo Ferro Fini in vista del primo consiglio regionale di venerdì stanno registrando contatti incrociati tra il governatore Luca Zaia, il Pd di Alessandra Moretti e i tosiani (che stando ai rumors comincerebbero a sfaldarsi e a riavvicinarsi alla casa madre leghista).
Tant’è, in tutti questi “giochi” si sono dimenticati del Movimento 5 Stelle. Movimento che entra in consiglio regionale per la prima volta, tra l’altro con cinque consiglieri (il padovano Jacopo Berti, il trevigiano Simone Scarabei, la chioggiotta Erika Baldin, il veronese Manuel Brusco e la polesana Patrizia Bartelle) e che non intendere assumere il ruolo di spettatore.
Tant’è che Berti, ex candidato governatore e prossimo capogruppo, avverte: «Qualcuno si è messo d’accordo per farci fuori ma si sappia che noi non siamo farina da far ostie». Da “uomo del popolo”, Berti queste cose le dice mentre fa la coda in Posta per pagare le bollette e intanto racconta come ha passato il weekend: «Studiando il nuovo statuto e il nuovo regolamento». Perché le cose, con il nuovo regolamento, sono destinate a cambiare. Per dire: venerdì, quando si riunirà il consiglio regionale, saremo ancora senza gruppi consiliari e capigruppi perché i gruppi dovranno costituirsi successivamente all’elezione del presidente e dell’ufficio di presidenza del consiglio.
Ma chi saranno i cinque “vip” dell’Ufficio di presidenza del Ferro Fini? La cosa certa è che tre caselle saranno riempite dalla maggioranza di centrodestra e due dall’opposizione. In pole position per la carica di presidente del consiglio regionale c’è il leghista vicentino Roberto Ciambetti, il quale però preferirebbe un ruolo operativo in giunta. Chi vorrebbe fare il presidente è invece il veronese di Forza Italia Massimo Giorgetti. I due non sono interscambiabili: Giorgetti potrebbe fare il vice di Ciambetti ma è da escludere che Ciambetti faccia il vice di Giorgetti. Per il ruolo di consigliere segretario si parla di un trevigiano e se la giocano il leghista Giampiero Possamai e Sonia Brescacin della Lista Zaia. Occhio: Zaia continua a tacere. Perfino i consiglieri certi di investitura in giunta non hanno la più pallida idea di quali deleghe avranno. Circola l’ipotesi della presentazione dell’esecutivo per lunedì, ma il governatore non conferma e non smentisce. Anche perché la composizione del consiglio è stata modificata tre volte. «Non sono stato messo finora in condizione di poter decidere – ha detto ieri Zaia – di fronte a qualcosa a dir poco imbarazzante come la serie di proclamazioni degli eletti che si è succeduta». Nomi degli assessori? «Assolutamente non ne faccio. Dico solo che saranno tutti bravi, tutti onesti e tutti operativi». Ci mancherebbe che non fossero onesti. Tra parentesi: rumors di palazzo danno tra i papabili assessori il leghista padovano Giuseppe Pan al posto di Fabrizio Boron, così come sono salite le quotazioni del leghista veneziano Gianluca Forcolin. Ma anche l’opposizione ha le sue grane: deve votarsi un vicepresidente e un consigliere segretario per Palazzo Ferro Fini e mentre sul secondo un nome c’è (il tosiano veronese Andrea Bassi), sul vice si è in alto mare. Il Pd lo reclama e punta a investire su un consigliere con esperienza, quindi al secondo mandato: si è parlato di Piero Ruzzante e Stefano Fracasso, ma il più papabile pare essere Bruno Pigozzo, tanto più che l’area Dem/Moretti ha ben tre rappresentanti nel Veneziano. E i pentastellati? Fuori. Berti avverte: «Ci vogliono escludere? Attenti, anche noi ci siamo mossi».
Il Gazzettino – 24 giugno 2015