Il conto alla rovescia era già scattato con la proclamazione degli eletti, ma ora è certo che l’attesa per la nuova amministrazione veneta non durerà a lungo. La prima convocazione del consiglio regionale della decima legislatura è stata fissata per lunedì 22 giugno alle 10.30, dopodiché entro il giovedì successivo dovrà essere depositato l’elenco degli assessori scelti dal presidente Luca Zaia, in modo che la presentazione in aula possa avvenire prima della fine del mese. Ma sulla composizione dell’assemblea a Ferro Fini pendono adesso i ricorsi degli esclusi.
La seduta inaugurale sarà presieduta dal consigliere anziano Fabiano Barbisan, in attesa che proprio durante quei lavori vengano eletti il nuovo presidente ed il relativo ufficio di presidenza. Con ogni probabilità l’incoronazione slitterà a martedì, poiché è abbastanza difficile che venga raggiunta già al secondo scrutinio la maggioranza dei due terzi, mentre l’indomani basterà l’accordo fra la metà più uno dei componenti. Nei giorni successivi sarà invece dato corso alla costituzione formale dei gruppi consiliari.
Formazioni che sono state ridisegnate dopo le decisioni dell’Ufficio centrale regionale della Corte d’appello. La bellunese Alessandra Buzzo, candidata del Bard prima ufficiosamente ammessa e poi ufficialmente esclusa, ha annunciato ieri che presenterà ricorso al Tar. Contro le attuali norme elettorali anche il Partito Democratico auspica una riforma. «Questa legge – afferma il segretario regionale Roger De Menech – non garantisce una buona rappresentazione del corpo elettorale. Nel collegio di Belluno, per esempio, il Pd ha preso 14.785 voti, pari al 20,27%. Siamo la seconda forza politica provinciale, poco dietro la lista Zaia. I nostri candidati prendono nel complesso 6.886 preferenze, eppure non eleggiamo nessun consigliere. In compenso viene eletto chi prende 9 volte meno delle preferenze raccolte dal nostro primo candidato».
Colpa dei famosi «resti», che sono stati variamente interpretati. «A me spiace per chi è stato oggetto di questa doccia fredda – ha commentato il governatore Zaia – che non è da poco sotto il profilo umano. Ma i conti non li faccio io, che peraltro ci ho rimesso un consigliere. Fra l’altro dai nostri calcoli risulta che il 2,6% dei miei voti è andato in fumo. Ricordo comunque che c’è sempre l’istituto del ricorso per chi pensa di essere parte lesa».
In attesa dunque di eventuali nuovi colpi di scena, viene intanto tratteggiato il profilo del prossimo quinquennio a Palazzo: «under 50», «al femminile», con molti «esordienti» e con una forte rappresentanza di esperti di agricoltura e sanità. Il nuovo consiglio avrà un’età media di 46,5 anni (contro i 53,6 del precedente), vedrà 8 rappresentanti del mondo rurale e 9 del sistema sociosanitario, oltre a 6 imprenditori e 2 insegnanti. Sono invece 17 gli uscenti che sono stati riconfermati e 6 i completi neofiti della politica, mentre gli altri 28 hanno alle spalle un’esperienza politica o amministrativa di qualche tipo.
Il Corriere del Veneto – 17 giugno 2015