Gli ispettori alla (ex) corte di Adriano Cestrone. A invocarli è il vicepresidente della commissione Sanità, Claudio Sinigaglia (Pd), che ieri ha annunciato l’intenzione di attivare il servizio ispettivo che, per conto del consiglio regionale, fa le pulci a tutto ciò che accade nella sanità del Veneto.
Nel mirino ci sono le strutture di Padova (Azienda ospedaliera, Sant’Antonio e Istituto oncologico veneto) servite dal centro di cottura dei cibi che sorge a Boara Pisani, nel Rodigino, e che fa capo alla Serenissima Ristorazione. Si tratta del maxi-impianto al centro di un contratto tra il colosso vicentino delle mense e l’Usl 16, sul quale la Corte dei Conti ha deciso di vederci chiaro. L’inchiesta avviata dal viceprocuratore generale Alberto Mingarelli ha portato a contestare un danno erariale complessivo di oltre 12 milioni di euro. Messi in mora, oltre a Cestrone (all’epoca – era il 2010 – direttore generale dell’azienda ospedaliera), altri trentanove tra manager, dirigenti e revisori dei conti.
Il contratto con Serenissima – che durerà fino al 2018 – prevede la fornitura dei pasti a pazienti e personale. Un affare del valore complessivo di 158 milioni di euro, ottenuto dalla ditta attraverso una trattativa privata, dopo che le altre due aziende partecipanti alla gara si ritirarono. A quel punto la società vicentina, il cui patròn Mario Putin per molti anni è stato vicinissimo all’ex governatore Giancarlo Galan (ora in carcere per corruzione), riuscì a strappare condizioni davvero molto vantaggiose, compreso l’accollo da parte dell’amministrazione pubblica dell’ammortamento dei costi per la costruzione del centro di cottura: si parla di una rata mensile di 155.590 euro per nove anni.
Davvero troppo, secondo la magistratura contabile. «La Serenissima ha avuto l’attribuzione del servizio a trattativa privata – scrive il viceprocuratore Mingarelli – con l’utilizzo del tutto ingiustificato della proroga contrattuale, oltre all’accollo da parte delle aziende pubbliche della costruzione di un centro di cottura destinato a rimanere di proprietà della società stessa. Tale decisione è da ritenersi per molti aspetti illegittima».
In realtà, da un certo momento in poi, le cose sono andate diversamente. Nel 2013 la Regione ha infatti deciso di non pagare più l’ammortamento della struttura, segno di come circolasse da tempo il sospetto che l’accordo stipulato a Padova fosse tutt’altro che un buon affare per la Sanità pubblica veneta. Resta naturalmente il danno cumulato negli anni precedenti.
La notizia è arrivata a guastare le ferie dell’ex dg Cestrone, attualmente in forza alla commissione voluta dal sindaco di Padova, Massimo Bitonci, per studiare il rifacimento dell’ospedale cittadino, un’ipotesi che manderebbe definitivamente in soffitta il progetto di un nuovo grande ospedale del Veneto. L’ex direttore generale ieri ha bollato il tutto come «il solito sistema di questo Paese, dove prima si sputtana la gente sui giornali e poi si fa luce». Respinge le accuse e assicura: «Per me le cose sono state fatte regolarmente, ho la coscienza assolutamente pulita perché ho agito in maniera trasparente nell’interesse collettivo».
Il governatore del Veneto, Luca Zaia, chiede di dare la massima priorità all’indagine: «Nell’interesse dei veneti e delle persone coinvolte, mi auguro che, considerata anche la delicatezza del caso, nel più breve tempo possibile sia fatta massima chiarezza sulla vicenda».
Se le cose sono andate realmente come sostiene la Corte dei conti, proveranno a stabilirlo anche gli ispettori che verranno attivati dal consigliere regionale del Pd, Claudio Sinigaglia: «È presto per dire se siano state commesse delle irregolarità ma mi sembra opportuno allertare il servizio ispettivo della Regione. I funzionari acquisiranno tutta la documentazione relativa all’accordo tra l’Asl di Padova e la Serenissima Ristorazione e poi relazioneranno ai consiglieri».
Anche il presidente del consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato (Ncd), chiede chiarezza: «Non giudico prima di leggere tutte le carte. Abbiamo un servizio ispettivo che farà il suo lavoro, poi si vedrà se queste presunte irregolarità ci sono state o meno». Prova a frenare, invece, il presidente della commissione Sanità, Leonardo Padrin (Forza Italia): «La prossima settimana chiederò alla Corte di Conti una copia di tutti gli atti raccolti dagli investigatori. Invece di inviare gli ispettori regionali “alla cieca”, prima vale la pena di studiare la documentazione raccolta dagli investigatori e poi valutare come sia meglio muoversi».
Andrea Priante – Il Corriere del Veneto – 22 agosto 2014