Report della Regione, in ballo 2,4 miliardi di euro Per i terremoti e le alluvioni stanziati 32 milioni. L’Europa è lontana. E forse è meglio così, visto che quando si avvicina la si scopre severa e inflessibile. «Cattiva». Meglio starle alla larga. O almeno così devono pensarla i milioni di veneti che, stando agli ultimi sondaggi, si preparano a disertare le urne domenica, ad ulteriore riprova del generale disinteresse per le travagliate sorti dell’Unione (nel 2009 l’astensione toccò quota 28% a Nordest). Se va bene.
Perché se va male, molti potrebbero scegliere il mare per un motivo assai più banale e certo più preoccupante: semplicemente non sanno che il 25 maggio si vota (secondo una ricerca dell’Ispo è questo il caso di un elettore su tre).
Eppure la partita europea dovrebbe interessare eccome, al tempo della Grande Crisi, visto che si tratta di una sfida sempre meno «politica» e sempre più concreta, dove concreta fa rima con euro sonanti: 2,4 miliardi di euro, a voler essere precisi, per le tasche del solo Veneto. A tanto ammontano infatti i fondi strutturali (Fse più Fesr) ed il programma di sviluppo rurale (il Feasr) destinati alla nostra Regione nell’arco del prossimo settennato, quello della Programmazione Horizon 2020, 227 milioni in più di quanto ci è stato riconosciuto durante la programmazione 2007-2013 (85 milioni per i fondi strutturali e 142 milioni per lo sviluppo rurale). Detto che i soldi del Feasr vengono impiegati per definizione nel settore dell’agricoltura, dove andranno a finire le risorse del Fse (il Fondo sociale) e del Fsr (il Fondo di sviluppo regionale)? Si tratta di un miliardo e 245 milioni a cui vanno tolti 56 milioni per il «fondo di efficacia e di efficienza» e aggiunti 209 milioni di cofinanziamento regionale, così che la cifra finale sale a un miliardo e 398 milioni. Gli uffici di Palazzo Balbi stanno ancora completando la spartizione ma l’Osservatorio della spesa del consiglio regionale è riuscito comunque a ricostruire un primo report, sulla base della proposta avanzata dal tavolo di partenariato presieduto dall’assessore al Lavoro Elena Donazzan e sulla base dell’ipotesi licenziata dalla direzione della Programmazione delle giunta Zaia.
Ebbene, la maggior parte della cifra, 509 milioni di euro (il 36% del totale), è destinata «alla lotta alla povertà, all’inclusione sociale, all’istruzione ed alla formazione», un macro capitolo all’interno del quale troviamo l’integrazione dei rom e la lotta alla discriminazione razziale, la parità di genere ed il miglioramento delle cure sanitarie e dei servizi sociali (172 milioni), oltre ovviamente al «pacchetto scuola» che va dalla riduzione della dispersione scolastica al miglioramento della qualità dell’istruzione superiore, fino al perfezionamento dell’orientamento professionale e della transizione scuola-lavoro (310 milioni). Il secondo budget in ordine di consistenza, ben 318 milioni (il 22%), è invece destinato all’occupazione: si va dalla generazione «Neet», ossia i ragazzi che non studiano né lavorano, ai progetti di autoimprenditorialità, dagli incentivi alle donne e la conciliazione dei ritmi lavoro-famiglia all’invecchiamento attivo, dalla mobilità transnazionale all’efficientamento delle «istituzioni del mercato del lavoro», ossia i centri per l’impiego. Risorse consistenti andranno poi alla ricerca, allo sviluppo tecnologico e all’innovazione, oltre che all’energia sostenibile ed al miglioramento della qualità della vita (134 milioni, pari al 9%, per entrambi i settori). Anche in questo caso il ventaglio di interventi è molto ampio, dalla mobilità sostenibile (anche nelle città) alla riduzione delle emissioni di carbonio, ma stupisce che solo il 5% dei fondi, ossia 6,7 milioni, sia ad appannaggio della cultura e del turismo, la prima industria della nostra regione.
Il resto del budget comunitario verrà suddiviso tra l’agenda digitale ed il superamento del digital divide (53 milioni), la competitività dei sistemi produttivi, in particolare delle piccole e medie imprese (107 milioni), il rischio idrogeologico e sismico (32 milioni ma la Regione, solo per le opere anti alluvione, ha cantieri progettati per 2 miliardi), la tutela dell’ambiente e la valorizzazione delle risorse culturali (26 milioni) e l’efficientamento delle pubbliche amministrazioni (31 milioni). Curioso che alla voce «Assistenza tecnica», il capitolo saccheggiato ad ogni sessione di bilancio al grido «prendiamo i soldi da lì che tanto non servono», siano stati previsti la bellezza di 50 milioni, più di quelli dedicati al pericolo alluvione. «Dopo essere stato bacchettato con 354 osservazioni su 300 pagine, il governo ha spedito il 22 aprile scorso a Bruxelles un nuovo accordo di partenariato ed i nostri uffici sono al lavoro per limare l’allocazione dei fondi – spiega l’assessore al Bilancio, Roberto Ciambetti – confidiamo di poter approdare in consiglio per la fine di giugno, quindi si darà avvio ai bandi, dove sarà concentrata la maggior parte delle risorse. Bandi a cui potranno prendere parte sia soggetti pubblici, come i Comuni o le università, che privati, imprese in testa». Aggiunge Elena Donazzan, assessore al Lavoro con competenza diretta sul Fse: «I fondi Ue sono le risorse più importanti che avremo a disposizione nei prossimi anni. Ho condiviso tutte le mie scelte con le parti sociali ed ormai abbiamo una certa esperienza in materia. Due sono le nostre priorità: la formazione continua per le imprese e l’inserimento lavorativo dei giovani».
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 20 maggio 2014