Tra fibrillazioni e maratone notturne sull’asse Verona-Milano, il quadro delle candidature leghiste nel Veneto si profila e documenta un rinnovamento radicale, combinato alla netta prevalenza dei seguaci di del sindaco-segretario Flavio Tosi rispetto alla cordata “venetista” di Massimo Bitonci.
Quest’ultimo, parlamentare padovano uscente, sarà comunque il capolista al Senato mentre alla Camera il deputato veronese uscente Matteo Bragantini aprirà la lista nel collegio Veneto 1 ed il trevigiano Marco Marcolin, sindaco di Cornuda, guiderà quella di Veneto 2. Drastico azzeramento della vecchia guardia che ha scandito la storia del Carroccio: a casa il capogruppo a Montecitorio Giampaolo Dozzo, cinque mandati alle spalle; stessa sorte per lo speaker di Palazzo Madama, Federico Bricolo. Esclusi anche il tesoriere di via Bellerio Stefano Stefani, la “triumvira” Manuela Dal Lago, l’ultrà bossiana Paola Goisis, l’ex sottosegretario alla Sanità Francesca Martini.
Il “grande vecchio” Giampaolo Gobbo, invece, si era da tempo, dignitosamente, autoescluso dalla corsa. Nessuna deroga al criterio dei “due mandati a Roma e stop” approvato all’unanimità dalla direzione del partito. Attenzione, invece, all’equilibrio territoriale: tenute in gioco tutte le province, con priorità alle roccaforti di Verona, Treviso e Vicenza. Riscossa tosiana, si diceva. Con il delfino di Bobo Maroni tenace nel liberarsi degli orfani del Senatur piazzando in posizione vincente i candidati di fiducia. Così, nel Bellunese, la scelta è caduta sul giovane consigliere comunale di Pedavena Raffaela Bellot.
Tra i padovani, è l’ora di Roberto Caon, imprenditore di Vigonza legato all’assessore regionale Maurizio Conte, e del battagliero sindaco “maroniano” di Tombolo, Franco Zorzo. Confermatissima, nel Polesine, Emanuela Munerato, l’operaia-deputato che pronunciò un discorso contro Monti indossando in aula la tuta della fabbrica. Nella Marca i favoriti sono l’avvocato Patrizia Bisinella, segretario di sezione a Castelfranco; Arnaldo Pitton di Meduna di Livenza, numero due della federazione trevigiana; e l’amministratore Loris Da Ros, alfiere dell’Opitergino.
Poi Venezia, che eleggerà l’assessore provinciale Emanuele Prataviera (uomo del Veneto Orientale spalleggiato da Daniele Stival) e il deputato Sabina Fabi, già vicesindaco di Scorzè. Verona rinnoverà il mandato all’infermiera Giovanna Negro e premierà Ivan Castelletti, consigliere provinciale tifosissimo dell’Hellas, con buone chance di successo anche per l’emergente Paolo Tosato, il vicecapogruppo all’assemblea del Veneto. Infine Vicenza: in pole ci sono Filippo Busin, già assessore a Thiene; il vicesindaco di Trissino Erika Stefani e Luciano Todaro, consigliere di Bassano del Grappa. Queste le anticipazioni filtrate in attesa della divulgazione completa delle liste, annunciata oggi in via Bellerio. Saranno affiancate – come rivela il simbolo sulla scheda – dalla Lista Libertà e Lavoro di Giulio Tremonti, il “compagno di strada” che il Carroccio vorrebbe candidato premier della coalizione di centrodestra.
In queste ore è fittissimo il tam tam nell’arcipelago padano, con echi di segno opposto. Felici i “barbari sognanti”, discretamente infuriata la corrente rivale, che al congresso ha raccolto il 43% dei consensi e ora vede falcidiati i propri rappresentanti. C’è insofferenza, verso la selezione “autarchica” delle candidature condotta da Tosi d’intesa con Maroni. Il segretario, in questi giorni, si è imposto il silenzio: aveva promesso il ricambio, oggi spiegherà la ratio delle scelte compiute. Muto anche l’altro cavallo di razza Luca Zaia, che gli amici descrivono per nulla entusiasta.
La tensione (acuita dal rinnovo della sgradita alleanza con Berlusconi) è palpabile ma latente. Armi affilate, aspettando l’esito del voto.
Il Mattino di Padova – 20 gennaio 2013