Una cosa è certa: quell’articolo sui «resti» della legge elettorale approvata a inizio 2012 è un vero rompicapo. Già l’ufficio elettorale della Corte d’appello si è «spaccato la testa» per ben due volte, facendo e disfacendo il consiglio regionale quasi come la mitica tela di Penelope. E ora a mettere a rischio il consiglio come lo conosciamo dopo l’ultima rivoluzione, quella del 20 giugno scorso, arriva una maxi-udienza che si terrà al Tar il prossimo 16 febbraio, alla quale potrebbero partecipare decine di eletti e non eletti, cioè tutti quelli che temono di perdere lo scranno di Palazzo Ferro-Fini e tutti quelli che invece bramano di conquistarlo.
Il tribunale amministrativo regionale ha infatti pubblicato ieri mattina le prime due ordinanze sui numerosi ricorsi presentati dagli sconfitti sulle elezioni regionali dello scorso 31 maggio. I giudici si sono espressi sulle richieste di Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso e candidato a sostegno di Flavio Tosi, e Tiberio Businaro, sindaco di Carceri (Padova) e candidato della lista Zaia Presidente. Entrambi erano entrati nel primo consiglio regionale elaborato dal ministero degli Interni e poi sono stati scalzati dalla Corte d’appello: il primo a favore di Pietro Dalla Libera, il secondo a favore degli ex assessori Marino Zorzato e Maurizio Conte. Nell’ordinanza il Tar è categorico: «Per decidere sul ricorso appare dirimente la questione concernente l’interpretazione della legge elettorale regionale nella parte in cui regola la ripartizione dei seggi cosiddetti “residui” – scrivono i magistrati – detta disposizione appare suscettibile di diverse interpretazioni, ciascuna della quali incide, in diversa misura, sulla assegnazione dei seggi e sulla proclamazione degli eletti». Insomma, il Tar sembra ammettere che quell’articolo non è stato proprio scritto in maniera chiara ed è qui che gli avvocati Luigi Garofalo (per Muraro) e Federico Casa, Fabio Sebastiano e Giovanni Ferasin (per Businaro) si sono insinuati per chiedere di rientrare al Ferro-Fini. E non sono gli unici, visto che il prossimo 19 novembre è prevista un’altra udienza in cui verranno affrontati altri ricorsi: iscritti a ruolo ce ne sono altri 9, tra cui quelli di Giuseppe Pan (poi «ripescato» come assessore), Stefano Falconi, Otello Bergamo, Franco Roccon e altri. E’ possibile che anche per loro il Tar disponga il rinvio dell’udienza al 16 febbraio.
La cosa curiosa è che i giudici avevano chiesto ai due candidati di cui hanno trattato le posizioni nell’udienza di mercoledì, di indicare i potenziali interessati da interpretazioni che potessero modificare l’assetto del consiglio. E di fronte alla replica che si parla di numerose persone (forse addirittura una trentina), la soluzione è stata piuttosto inedita: nei prossimi giorni sul Bur della Regione e su un quotidiano locale verrà pubblicato un avviso pubblico, quasi come se si trattasse di un esproprio, in cui verrà data notizia dell’udienza invitando tutti gli interessati da quello che potrebbe essere (finalmente) lo scioglimento di una situazione che ha gettato Palazzo Balbi nell’imbarazzo più totale. «Noi chiediamo solo che sia fatta chiarezza – dice Muraro – Riteniamo che il metodo corretto fosse quello applicato dal ministero dell’Interno, che peraltro si basava su due delibere interpretative inviate dalla Regione a dicembre 2014 e gennaio 2015. Il fatto che il Tar abbia fissato questa udienza ci fa ben sperare». Niente da fare invece per gli altri due ricorsi trattati mercoledì, entrambi giudicati inammissibili: Indipendenza Veneta aveva chiesto nuovamente al Tar, questa volta ex post , di eliminare la lista «Indipendenza noi Veneto con Zaia», ritenuta troppo simile, ma i giudici hanno spiegato che la questione era già stata risolta prima del voto, ammettendola; a Michele Basso, ex sindaco di Meolo, che puntava a scalzare Otello Bergamo, il Tar ha risposto che pure quest’ultimo ha perso lo scranno (tanto da aver presentato ricorso, come detto), passato da Venezia a Verona, e che non c’è più interesse.
Intanto ieri, a proposito di leggi elettorali e polemiche, il deputato del Movimento 5 Stelle Emanuele Cozzolino ha annunciato che lunedì mattina sarà presentato in tribunale a Venezia, come negli altri capoluoghi di Regione italiani, il ricorso per l’abolizione dell’Italicum, definito una norma «incostituzionale».
Alberto Zorzi – Il Corriere del Veneto – 6 novembre 2015