di Elisa Fais. In Veneto i tempi di attesi sono rispettati per le visite con priorità, ma non per le visite di controllo. I problemi nascono anche a causa della carenza di personale sanitario. È quanto sostiene Giuseppe Cicciù, segretario regionale di Cittadinanzattiva e responsabile del Tribunale dei diritti del malato del Veneto.
Il Tribunale per i diritti del malato è un’iniziativa di Cittadinanzattiva, nata nel 1980 per tutelare e promuovere i diritti dei cittadini nell’ambito dei servizi sanitari e assistenziali. È una rete costituita da cittadini comuni, ma anche da operatori dei diversi servizi e da professionisti, che si impegnano atitolo volontario. «In Veneto le richieste con priorità vengono evase secondo i criteri di legge», spiega Cicciù, «Per le seconde, terze visite e in generale per le visite di controllo cominciamo ad avere qualche difficoltà. Le prestazioni per le quali si aspetta di più sono le visite angiologiche, le visite oculistiche, le visite antalgiche, i controlli endocrinologici, gli ecodoppler, le ecografìe, le angiografie e le mammografie».
Il numero di personale in corsia influenza i tempi della sanità. «Il turn over è bloccato da cinque anni e in questo senso la sanità veneta si deve attrezzare al più presto», sottolinea il dottor Cicciù. «Ci sono carenze di organico in diverse strutture venete, A Padova gli infermieri sono arrivati allo sciopero perché non riescono più a sostenere i carichi di lavoro. Le aziende sanitarie sono riuscite a rimettere i bilanci in pareggio perché hanno agito sulla leva del personale. Non si può chiedere ad un sanitario di far durare una visita 10 minuti invece che 20, allo scopo di ottenere lo stesso numero di prestazioni».
Visite e esami serali e di sabato non avrebbero sortito l’effetto sperato. «Le aperture serali e festive hanno abbattuto solo dello 0,32% le liste d’attesa», aggiunge, «È positivo che il cittadino abbia più possibilità di scelta nel fissare un appuntamento, ma tutto questo sta costando molto in termini economici. Un operatore che lavora durante il giorno, non è pagato come un operatore che lavora la notte. In conclusione non abbiamo visto un grande abbattimento dei tempi d’attesa attraverso questo progetto regionale».
La risposta al problema dei tempi d’attesa è l’appropriatezza. «Il medico di medicina generale e lo specialista devono avere l’accortezza di capire il livello di priorità della prestazione nel momento della prescrizione», dice Cicciù, «per dare al paziente la possibilità di non rifugiarsi nella medicina difensiva».
Il Mattino di Padova – 9 maggio 2016