Leggo su vari quotidiani locali che Leonardo Padrin, presidente della commissione sanità del consiglio regionale del Veneto vuole ripristinare il 20% di stipendio a direttori generali delle Usl, a suo tempo decurtato dalla legge 122/2008.
In tal modo tutti questi signori già lautamente pagati avrebbero 31.000 euro in più (da 123.608 a 154,500 euro annui). Non solo. Anche il contratto di questi manager dovrebbe passare da tre a cinque anni. E, ciliegina finale, eliminare le regole dello spoils system, quelle che prevedono la decadenza del direttore quando scade il mandato del sistema sanità. Allora, mentre si attuano e si ipotizzano ulteriori tagli alla sanità e al sociale, il presidente della commissione sanità del consiglio regionale chiede il ripristino dei compensi per i direttori generali delle Usl del Veneto. Invece di andare nella direzione da tanto tempo proposta e rivendicata dalla Uil del Veneto di ridurre sprechi, di ridurre a 7 il numero delle Usl del Veneto (una per provincia) eliminando compensi e prebende per milioni di euro, l’accorpamento dei piccoli comuni e la soppressione delle province. Si fa quindi come Penelope, si tesse di giorno la tela dell’austerità e si disfa il tutto nella nottata. Cioè, quello che è uscito dalla porta rientra sistematicamente dalla finestra. I pensionati del Veneto hanno manifestato il 6 febbraio al teatro Toniolo a Mestre anche contro queste proposte e questi atteggiamenti. Contro il taglio annunciato dalla giunta regionale alle prestazioni definite extra lea (livelli essenziali di assistenza) sanitari indispensabili per le persone non autosufficienti. Ritengo profondamente ingiusto mettere a rischio interventi per 126 milioni di euro come prospettato dalla giunta regionale colpendo le fasce più deboli, chi ha bisogno di assistenza: anziani non autosufficienti, disabili fisici e psichici, invalidi e mutilati, malati affetti da malattie rare, celiaci. Un taglio effettuato con l’accetta e che costringe le famiglie che già patiscono per la presenza di un familiare in difficoltà a sopportare spese che possono arrivare a parecchie migliaia di euro ogni mese. Zaia e la sua giunta (allo stesso modo del governo Monti tanto criticato) hanno scelto la strada più comoda del taglio indiscriminato alle risorse per la non autosufficienza. Scelta questa, resa ancor più grave dalla colpevole incapacità si strutturare adeguatamente la presa in carico delle persone, come previsto dal piano socio sanitario regionale e dalla legge sulla non autosufficienza; legge che nonostante i quasi quattro anni passati nel tentativo di concertare per riempirla con regole di equità e personalizzazione delle prestazioni, è rimasta una scatola vuota. Quello che stupisce è anche l’atteggiamento dell’opposizione in consiglio regionale, che come viene riportato sui giornali si dichiara “non contraria” alle novità proposte da Padrin e anziché rigettarle in toto, ha chiesto di poterle discutere “con calma”. Mi sarei aspettato ben altra presa di posizione da parte di coalizioni di centro sinistra che dovrebbero essere più sensibili verso le persone più deboli della nostra società. E questo mentre pensionati, lavoratori, disoccupati scontano sulla loro pelle questa crisi senza fine.
Sergio Tonellato Segretario Uil Pensionati Treviso – 19 febbraio 2013