Dopo lo scontro andato in scena prima di Natale in consiglio regionale, con la maggioranza finita in pezzi al momento del voto sulla riorganizzazione delle società partecipate ideata dal presidente Pdl della commissione Bilancio Costantino Toniolo, ieri a Palazzo Balbi si è tenuto l’atteso vertice di maggioranza al termine del quale, alla presenza del governatore Luca Zaia, Lega, Pdl-Ncd e Forza Italia erano chiamati a firmare il «patto di fine legislatura».
Così è stato («Tutto bene» rassicurano i partecipanti al summit) ma le attese, specie per chi attendeva annunci roboanti, sono finite un po’ frustrate. Nessuna road map, niente obiettivi choc. Raccontano che durante l’incontro, durato appena una mezz’ora, Zaia avrebbe tranquillizzato tutti sostenendo che i sondaggi premiano l’azione di governo ed in vista del 2015 l’orizzonte è buono, sicché non si capisce perché i partiti di centrodestra dovrebbero farsi male da soli («Il programma è noto ai consiglieri – si è limitato a dire il governatore – loro lo condividono e si va avanti su quella strada. Mi pare che di carne al fuoco ce ne sia a sufficienza»). Escluso qualunque rimpasto di giunta o tagliando, il capogruppo di Forza Italia, Leonardo Padrin, ha chiesto di chiarire una volta per tutte l’affaire del nuovo ospedale di Padova (lui, peraltro, era contrario all’opera ex novo), ricevendo come risposta che si attende un cronoprogramma dal direttore generale dell’Azienda ospedaliera Claudio Dario. Dario Bond, speaker del Pdl-Ncd, ha invece preteso un cambio di passo su tre fronti: il sociale (le frizioni tra l’assessore di reparto Remo Sernagiotto, neo forzista, e il suo ex partito si sono acuite nelle ultime settimane), gli aiuti alle imprese (in particolare i pagamenti) e l’utilizzo dei Fondi Ue. Una manciata di minuti sono stati dedicati anche alla figuraccia del nuovo orario ferroviario cadenzato, vera e propria débâcle che ha messo in imbarazzo la maggioranza. Poco da dire: il danno ormai è fatto e Zaia, minaccioso, avverte: «I nostri legali stanno leggendo in controluce la convenzione con Trenitalia. Treni freddi, ritardi, vagoni che mancano: adiremo le vie legali e faremo tutto il possibile per richiamare la società di gestione alle sue responsabilità».
Ora, il cielo sopra la maggioranza si sarà anche rasserenato, ma i rapporti tra le due sponde del Canal Grande restano arroventati, come si è visto anche ieri con l’ennesima scaramuccia tra il consiglio e la giunta. Nell’approvare il Documento di programmazione economico finanziaria 2014 e, per il terzo anno consecutivo, l’esercizio provvisorio che consentirà alla Regione, alle società partecipate e alle Usl di superare i ritardi nell’approvazione del bilancio di previsione 2014 (è in agenda per febbraio), l’assemblea ha infatti licenziato una risoluzione che costringerà la giunta a rimettere radicalmente mano al bilancio appena depositato a Palazzo Ferro Fini, pena una manovra emendativa infinita (42 voti a favore, 11 astenuti, 1 solo contrario). Si va dal sociale (invarianza di destinazione per i fondi per la non autosufficienza, ripristino dei fondi per il trasporto disabili, sostegno ai Comuni che investono nella domiciliarietà) all’università (più soldi per la ricerca, d’intesa con gli atenei), dall’Arpav (miglioramento delle reti di monitoraggio, investimenti sulle emergenze alluvionali di Vicenza, Padova e Treviso) ai fondi per la disoccupazione giovanile, dall’agricoltura (strumenti di accesso al credito, semplificazione burocratica, incentivi per il km zero e l’agricoltura sociale) alle start-up, fino alla messa in sicurezza delle scuole e la banda larga. Vien da chiedersi come l’assessore al Bilancio Roberto Ciambetti riuscirà a soddisfare tutte le richieste.
«La risoluzione indica indiscutibilmente degli impegni che non potranno essere traditi» avverte il capogruppo del Pd, Lucio Tiozzo. Costantino Toniolo (Pdl) aggiunge: «Per la prima volta il consiglio indica alla giunta come impostare la programmazione. A partire dal Dpef 2015, ad esempio, chiediamo più coerenza sul collegamento tra la spesa e le attività programmate, con l’introduzione di indici di fattibilità degli obiettivi e la messa in ordine delle priorità concretamente perseguibili». Stop, insomma, ai libri dei sogni.
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 28 dicembre 2013