Presiede la Società per gli studi di settore SpA, Giampietro Brunello. Cioè fa tremare imprenditori e professionisti quando presentano utili e redditi.
Ora anche lui ha dovuto rendere pubblici i suoi. Ammontano a 810.597 euro. Oltre a 9 fabbricati, tra cui una abitazione in comproprietà e un garage a Venezia, un pacchetto di azioni, una mercedes benz e una imbarcazione. E’ il veneto più ricco, tra quelli che, a capo di società pubbliche, hanno reso noti stipendi e proprietà.
Così lo prevede la legge che, pur risalendo al lontano 1982, fatica ancora a convincere tutti «i titolari di cariche elettive e direttive», come recita nel titolo. E infatti molti manager non si trovano nell’elenco «di alcuni enti» reso noto ieri dalla prefettura di Venezia. Ma quella lista è comunque un bell’affresco dell’Italia di enti e di SpA. Vale anche per la trentina di veneti che scorrono nelle 277 pagine del dossier, i cui redditi si riferiscono tutti al 2011. Solo un altro businessman è over mezzo milione: è Roberto Ditri, direttore della Marelli e allora ancora presidente della Fiera di Vicenza Spa. I suoi 588.904 euro distaccano di un bel pò il terzo «paperone», il presidente dell’autorità portuale lagunare Paolo Costa, fermo a 420.553 euro. Uno dei liquidatori della Aeroporti Vicentini, Luigi De Anna viaggia sopra i 353 mila euro e a quell’altezza stanno anche i manager delle Autostrade Brescia-Verona-Vicenza-Padova: quasi 328 mila nelle tasche del direttore generale Bruno Chiari e 271.540 in quelle del presidente Attilio Schneck. A proposito di infrastrutture, Autostrade SpA-Cav, quella dello scrigno d’oro del passante, proprio nel 2011 si è vista arrivare come presidente (dallo staff del gruppo leghista in consiglio regionale) Tiziano Bembo. Al suo primo anno di presidenza ha denunciato solo 86 mila euro, mentre il suo vice, Eutimio Mucini macinava 180 mila. Cifra, quest’ultima, simile a quella incassata da un altro big del settore, Lino Brentan. L’AD di Autostrade Venezia-Padova SpA, ora sotto inchiesta per presunta corruzione, oltre ai suoi 180.862 euro di reddito, ha denunciato anche alcuni terreni e fabbricati a Campolongo Maggiore, suo paese natale, uno a Roana (Vi) e la sua Bmw con cui sfrecciava nel veneziano.
Anche ai vertici delle Camere di Commercio girano buone buste paga, come quelle del vicentino Giuliano Campanella (sui 120 mila euro), il padovano Maurizio Pirazzini (156.538), il veronese Cesare Veneri (170.701), il trevigiano Marco D’Eredità (140.517 più una jeep cherokee e due fabbricati), il bellunese Carlo Argenti (97.223). Tutti però sono superati da Roberto Crosta, che a Venezia raccoglie 191.376 euro e dice di raggiungere la sua casa di Piove di Sacco con una Fiat Punto. Poi c’è il mondo delle fiere, come la veronese guidata da Fabio Bortolazzi (146.948 euro), i consorzi industriali come la padovana Zip di Angelo Boschetti (146.527 euro), la Verona mercato di Paolo Merci (158 mila) o l’Ente parco delle dolomiti bellunesi diretto da Vitantonio Martino (quasi 104 mila). Nel settore della cultura, invece, manager ben pagato è il direttore della Biennale, Andrea Del Mercato, i cui 160.249 euro sono peraltro il doppio di quelli denunciati dal suo presidente, Paolo Baratta (82.671).
Sotto c’è un gradone: il presidente della Treviso Mercati SpA, Roberto Loschi ha dichiarato di aver percepito quell’anno solo 34.350 euro e Luigi Martello, vice presidente dell’Aeroporto Asiago, 54.295. Ma all’appello mancano decine di manager pubblici veneti.