Il debito di Veneto Nanotech è quantificato in 3,8 milioni. È il risultato della due diligence voluta dal nuovo cda e presentata all’assemblea straordinaria dei soci aperta e rinviata martedì. Il passivo supera le stime e ha tra le sue voci principali 1,4 milioni di perdite di esercizio, circa un milione di affitti arretrati per la sede di Nanofab al Parco Vega di Marghera e 900 mila euro di crediti nei confronti del consorzio universitario Civen e non ancora riscossi. Infine, circa mezzo milione riguarda accantonamenti rischi, svalutazioni di crediti e altre debiti minori.
L’assemblea straordinaria dei soci dovrebbe essere convocata nei primi giorni di gennaio per tentare di nuovo la ricapitalizzazione, evitando la messa in liquidazione. Ma lo scenario appare negativo e potrebbe portare alle dimissioni in blocco di tutto il cda, se entro la fine di dicembre non dovesse essere versato il milione di euro promesso dalla Regione ancora martedì scorso. Questo drastico epilogo sarebbe la conseguenza della mancata approvazione in giunta regionale della delibera che istituisce la dotazione strutturale per Veneto Nanotech da un milione di euro all’anno. Fonti vicine all’assessore regionale alla Ricerca e innovazione, Isi Coppola, e consiglieri regionali di minoranza, confermano che la cifra è stata recuperata con una cura dimagrante da altre voci di spesa. Eppure questi fondi sembrano non poter transitare dalla Ricerca alle Partecipate, cioè alle competenze dell’assessore regionale al Bilancio Roberto Ciambetti.
Insomma, un salvataggio last minute sarebbe ancora possibile. Se, dunque, lo strumento per attivare il fondo di dotazione strutturale esiste, deve essere approvato prima che la società venga messa in liquidazione. C’è poi un altro scenario, contro cui gioca il tempo. Nei primi due mesi di lavoro, il Cda si è concentrato sulla falla nei conti di Veneto Nanotech. Il piano industriale verrebbe affinato e presentato ai soci solo dopo che i conti siano stati messi in sicurezza. Tra gli obiettivi: proprietà ed entrate dai brevetti, relazioni più strette con l’università, diminuzione drastica della quota azioniaria della Regione oggi sopra il 76%. I critici della strategia di Francesca Gambarotto insistono, però, che sarà difficile convincere investitori privati a portare capitale in Veneto Nanotech senza averne prima dichiarato la strategia industriale. Ricerca sui materiali? Consulenza alle aziende manifatturiere? Esclusivo uso dei macchinari in comodato d’uso dal Civen? Sopravvivenza di tutti e tre i laboratori di Marghera, Padova e Rovigo?
Il punto, però, è che con un debito così pesante, anche il fondo di dotazione regionale da un milione di euro potrebbe non bastare più. A quel punto, si riproporrebbe la situazione della scorsa estate: necessità di ripianare debiti e riportare in quota di sicurezza il capitale. Scenario, questo, che renderebbe facile per una cordata di privati entrare in Veneto Nanotech con uno spezzatino societario e una vendita di asset tecnologici. A questo epilogo si è sempre dichiarata contraria Isi Coppola. Lo stesso Cda attuale sembra orientato a far valere il valore pubblico, se pur ridimensionato, della ricerca sulle nanotecnologie per le imprese venete.
Restano anonimi, ma la cordata di imprenditori interessati a intervenire c’è. Come conferma l’ex presidente Luigi Rossi Luciani che ne è il regista: «Solo nel caso la Regione fallisse in questo ultimo tentativo, allora interverrebbero i privati. Il punto è che questo Cda, ha prodotto un bilancio da liquidazione e non di continuità, scegliendo di svalutare crediti con effetti sul conto economico. Non mi pare che gli attuali soci abbiano fatto grandi sforzi e che nemmeno l’assessore Coppola abbia valorizzato questo asset. Un milione solo ora non basta, ne servono almeno due. Temo che il piano preparato dalla Regione ormai non basti più e noi, invece, vorremmo che Veneto Nanotech continuasse». Domani è prevista un’assemblea dei dipendenti al laboratorio di Rovigo, mentre il Cda chiederà un incontro urgente al governatore Luca Zaia.
Enrico Bellinelli – Corriere del Veneto – 21 dicembre 2014