Giancarlo Conta capogruppo, Carlo Alberto Tesserin vicario, il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, il vice della Giunta Marino Zorzato, e poi Nereo Laroni e Costantino Toniolo. Sono i sei uomini del Nuovo centrodestra nell’assemblea del Veneto. La costituzione del gruppo è stata ufficializzata dopo l’uscita dalla compagine alfaniana della pattuglia dei cinque ex An e dello speaker Dario Bond. Questi ultimi daranno vita a Forza Veneto, variante autoctona del quartetto berlusconiano «ufficiale» guidato da Leonardo Padrin. Non basta.
La diaspora promette addirittura un ulteriore soggetto, stavolta individuale: Moreno Teso, consigliere indeciso tra le sponde del centrodestra, sembra orientato (il regolamento glielo consente) a dare vita ad un “gruppo” autonomo. Tant’è. Dalle ceneri del Pdl (che contava 17 consiglieri) è spuntato uno stravagante 6-6-4-1 che non lesinerà certo litigi e dispetti. «Noi abbiamo intrapreso il nostro percorso di chiarezza: i partiti sono i partiti, le persone sono le persone», commenta Zorzato. E punzecchia: «Non domandate a noi cosa faranno gli altri. Pur sperando che questo non accada, mi sembra che qui si stia replicando il “modello napoletano”, dove c’è un Forza Cosentino a fianco di un Forza Campania». «Escludo contraccolpi sulla giunta», riprende Conta «abbiamo garantito il nostro sostegno al governatore Zaia fino alla conclusione della legislatura e saremo leali. Noi crediamo nel progetto Ncd e lavoreremo per affermarlo in vista delle elezioni europee e poi delle regionali nel 2015»; c’è la questione del “tesoretto”, oltre 500 mila euro ereditati dall’oculato fondo spese pidiellino: «Li restituiremo tutti al Consiglio con il suggerimento di destinarli alla Città della Speranza».«È una situazione complicata», ammette il saggio Tesserin «quando si dividono i gruppi, il rischio è di una ricaduta negativa, non per noi ma per le istituzioni. Prendiamo atto delle fuoriuscite, ma la gestione del Consiglio e della Giunta continuano in assoluta chiarezza e trasparenza». Al suo fianco, Ruffato annuisce e poi ironizza sulle «furbizie tecniche» che hanno spinto a moltiplicare i gruppi (leggi fondi, spazi, personale) fino a creare un doppione forzista. Il più indispettito sembra Zorzato (coordinatore veneto del partito) non tanto per l’avvenuta scissione quanto per l’attacco alla sua creatura prediletta, il Piano casa: «È uno strumento che ha evitato il tracollo dell’economia legata alle costruzioni. Quando il Governo, istigato da Zanonato e Ivo Rossi, ha deciso di impugnarlo, i ministri Ncd l’hanno difeso, neutralizzando di fatto il ricorso. Bond e Cortelazzo, invece, si auguravano che il Piano venisse affossato per giustificare il loro strappo. Hanno agito per interessi di bottega, è stata una bassezza politica». Ma proprio Zorzato è nel mirino dei rivali, che – forti di una schiacciante maggioranza nell’esecutivo (Lega a parte, 4 assessori su 5 sono di FI o “diversamente forzisti”) – reclamano la delega alla vicepresidenza. Un’opzione ventilata da Bond e sostanzialmente condivisa da Padrin: «Se sarà sollevata la questione, non mi opporrò a un ricambio», annuncia sornione. «Benissimo», taglia corto il vice di Zaia «vorrà dire che apriremo una trattativa». In chiaro: numeri alla mano, a parità di consiglieri, gli ex An hanno 3 assessori contro un solo alfaniano. Al primo screzio, sarà resa dei conti. Allegria.
Filippo Tosatto – Il Mattinodi Padova – 5 febbraio 2014