Nei 46 Pronto soccorso del Veneto arrivano gli steward, o meglio gli «assistenti al paziente in sala d’attesa». Saranno neolaureati in Medicina o Scienze infermieristiche, infermieri o operatori sociosanitari già in servizio nell’ospedale di riferimento, oppure volontari: dovranno fornire a chi aspetta di essere visitato indicazioni, raccoglierne le richieste e riferirle, se necessario, al personale dei poli di emergenza.
L’obiettivo è di «rispondere ai bisogni di ascolto, comprensione e informazione del paziente e degli eventuali accompagnatori presenti», così da evitare o attenuare «sensazioni di disagio, proteste, tensioni e rimostranze collegate alle attese, che minano pesantemente l’armonia relazionale tra utenti, familiari e accompagnatori, rischiando di trascinare in una visione negativa il lavoro degli operatori».
E’ il succo della delibera approvata ieri dalla giunta Zaia, che stanzia allo scopo 523 mila euro: 450 mila finanzieranno 30 borse di studio annuali da 15 mila euro l’una per altrettanti laureati in materie sanitarie e gli altri 73.350 serviranno a formare loro, i volontari, infermieri e operatori sociosanitari, inseriti in tre corsi diversi, tutti gestiti dall’Usl 9 di Treviso. «Il personale del Pronto soccorso, concentrato sull’assistenza, difficilmente è in grado di gestire un rapporto relazionale continuativo con gli utenti in attesa — recita ancora la delibera presentata dall’assessore alla Sanità, Luca Coletto — che possono pertanto percepire una condizione di abbandono».
Da qui l’idea degli steward, per i quali sono a disposizione 2 borse di studio nelle Usl di Belluno, Vicenza, Treviso, Venezia, Rovigo e nelle Aziende ospedaliere di Padova e Verona, e una ciascuna nelle altre 16 Usl. «Tutto andrà a regime entro settembre — annuncia il governatore Luca Zaia —. Investiamo sui giovani che si apprestano a varcare la soglia delle professioni sanitarie: un’esperienza formativa. per loro, partire dalla gavetta, da una sala d’attesa del Pronto Soccorso, dal rapporto diretto con i pazienti». Nel 2013 i poli di emergenza del Veneto hanno registrato 1.765.213 accessi (il 6,4% in meno rispetto al 2009), per un totale di 13.672.487 prestazioni, 1.838.854 in più di cinque anni fa: valore di 178,5 milioni di euro. Il 70% degli utenti arriva in seguito a un evento non traumatico, il 46% sono codici verdi (sofferenza lieve), il 36% bianchi (accesso improprio, paziente che non necessita dell’ospedale ma del proprio medico), il 17% gialli (situazione compromessa ma senza apparente pericolo di vita immediato) e solo l’1% rossi (potenziale immediato pericolo di vita). Oltre agli steward, nei Pronto soccorso compariranno monitor con i tempi di attesa per ciascuna area, il numero di pazienti in lista e altre informazioni utili. La Regione sta infine predisponendo un’altra delibera per contingentare l’attesa dei codici bianchi e verdi a un massimo di 4 ore. «Iniziative nata anche per le nostre richieste a Zaia di una maggiore informazione alla gente — dice Umberto Iazzetta di Cittadinanzattiva — ma accanto agli steward ci dovrebbero essere i mediatori culturali, perchè sempre più utenti sono stranieri». «Non è la panacea ma sicuramente aiuta a limitare la litigiosità di chi aspetta — riflette il dottor Franco Tosato, primario del Pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera di Padova, il più grande della regione — per noi è un aiuto. Ci consente di lavorare con maggiore serenità».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 14 maggio 2014