Nel periodo estivo, quando il consumo de prodotti ittici raggiunge il picco massimo sulle tavole dei consumatori, non è infrequente il rinvenimento della presenza di parassiti in pesce acquistato e consumato crudo. Sovente si tratta della forma larvale di Anisakis che può trovarsi nei pesci e nei molluschi cefalopodi come seppie e calamari, e più in generale in pesci dalle abitudini carnivore, come alici, sgombri, sardine, naselli ad altri.
9 agosto 2014 – Ingerendo prodotti ittici crudi con la presenza di Anisakis gli effetti derivati sono dolori addominali e nei casi più gravi possono determinare l’occlusione intestinale o una peritonite da perforazione.
“La moda salutistica di oggi fa coincidere il concetto di scarsa manipolazione con quello di maggiore salubrità e maggiore valore nutrizionale degli alimenti, in realtà il problema è più complesso – spiega il dottor Denis Marchesan del Dipartimento di Prevenzione – . Se è vero che un cibo non cotto mantiene buona parte delle caratteristiche nutrizionali, è altrettanto vero che in assenza di cottura i prodotti ittici vengono privati di un trattamento di “bonifica”. Il Ministero della salute prevede l’obbligo e definisce le modalità di congelamento del pesce da somministrare crudo o marinato. E’ sempre bene comunque essere consci di ciò che si consuma”.
Gli esperti del Dipartimento di Prevenzione hanno stilato un decalogo per rendere la popolazione più consapevole sul consumo di pesce crudo, sfatando miti e usanze influenti sulla qualità del pesce consumato.
Questo il decalogo:
- Se consumati crudi i prodotti ittici devono essere di freschezza ineccepibile, e comunque possono albergare un rischio residuale dovuto a virus, batteri, parassiti, tossine che potrebbero eludere i controlli, per quanto accurati siano. Anche se il prodotto ittico è appena pescato non vi è comunque la certezza dell’assenza di pericoli.
- Il succo di limone è in grado di svolgere una blanda azione antibatterica ma non è in grado di “disinfettare” i prodotti ittici crudi. l’utilizzo del succo di limone deve essere considerata pertanto una pratica volta solo a migliorarne il gusto.
- La marinatura (sale e limone o sale e aceto) non è in grado di uccidere i microrganismi presenti; per farlo dovrebbe essere tanto forte (talmente tanto salato e tanto acido) da rendere immangiabili i prodotti ittici.
- Bere vino durante il consumo di prodotti ittici crudi non aiuta ad eliminare eventuali microrganismi patogeni.
- Particolare attenzione deve essere posta al consumo di molluschi bivalvi crudi che, per la loro caratteristica di nutrirsi filtrando l’acqua e trattenendo le particelle in sospensione, sono in grado di concentrare virus batteri e tossine algali.
- Evitare il consumo di prodotti ittici crudi in persone anziane, malati, bambini o donne in stato di gravidanza.
- Fare attenzione al consumo di prodotti ittici crudi se si è in viaggio in paesi dove la sanità e il controllo degli alimenti non sono efficienti come in Europa, soprattutto se paesi a clima caldo.
- Per l’approvvigionamento di prodotti ittici da consumarsi crudi affidarsi a professionisti (rivenditori, ristoratori) che effettuano con efficacia i controlli previsti dalla normativa.
- Il congelamento ai fini di bonifica preventiva dei prodotti ittici da somministrare crudi, se effettuato con le dovute procedure (congelamento in abbattitore, scongelamento lento) non rovina o deprezza i prodotti ittici.
- Ricordare sempre che la sicurezza totale in questo contesto non può esistere.