Veneto. Pronto soccorso, così i codici verdi diventano bianchi. Da inizio agosto un software decide e limita la scelta dei medici: aumento esponenziale con conseguente incasso di ticket
Codici verdi che al momento delle dimissioni dal Pronto soccorso diventano bianchi, con conseguenze per il cittadino, costretto a pagare i ticket: 25 euro per l’accesso, 25 per la visita più il ticket per le ulteriori prestazioni erogate (10 euro per una radiografia, ad esempio). Un caso o a monte c’è una manovra per scoraggiare i “furbetti”? Le parecchie segnalazioni ricevute negli ultimi giorni ci hanno indotto a approfondire la questione.
E con la collaborazione di alcuni medici e del Tribunale del malato abbiamo individuato il presunto colpevole: un software installato nei personal computer dei medici dei Pronto soccorso della Regione. Scontata la domanda: il Veneto come la Volkswagen usa l’informatica per migliorare i risultati a spese del cliente?
LA DELIBERA. È datata 12 agosto la delibera con cui la Giunta veneta stabilisce le nuove «Disposizioni operative per l’attività di Pronto soccorso». Un provvedimento che, complici le ferie ferragostane, passa colpevolmente sotto silenzio e che la Giunta regionale non pubblicizza adeguatamente, per quanto vada a incidere sulle abitudini dei veneti. La delibera fissa infatti «i criteri per l’attribuzione del codice di appropriatezza dell’accesso e i criteri aggiornati per l’attribuzione del codice bianco alla dimissione».
CODICI BIANCHI. La Giunta veneta stabilisce insomma a priori che «devono essere classificati come “codice bianco alla dimissione” tutti gli accessi accolti con una classificazione di triage di accesso bianco o verde che non rientrano» tra alcune fattispecie, che riportiamo qui accanto. Una griglia uguale per tutti i Pronto soccorso del Veneto che all’inizio di questa estate si materializza in un software installato nei computer dei medici, cui spetta compilare la scheda di dimissione.
IL SOFTWARE. Nei Pronto soccorso di Borgo Roma e Borgo Trento il programma per la compilazione delle dimissioni è stato installato all’inizio di agosto. E da allora – ci viene segnalato – i codici bianchi sono schizzati dal 40 al 60 per cento, con conseguenti ottimi incassi dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata. Il programma sta creando malumore tra i medici, che si sentono defraudati della loro professionalità. Si lamenta un addetto: «Il codice colore, ossia bianco, rosso, verde o giallo, è di proprietà dell’infermiere. A noi medici tocca un codice illogico, che sottosta a criteri economici e non sanitari e che pertanto la categoria dovrebbe rispedire al mittente».Chiarisce un altro medico: «Quando devo compilare le dimissioni, sul monitor si presenta una maschera che ripropone fedelmente le fattispecie previste dalla delibera regionale. Io medico non ho la facoltà di modificarla. Se il paziente non rientra in uno dei dieci casi previsti, il codice di uscita sarà di default il bianco. Non si può accettare una simile ingerenza della politica nella gestione della salute dei cittadini».
NON LO VOGLIO. Qualcuno, in realtà, si è opposto al disegno della giunta Zaia, come ha appurato il segretario veneto di Cittadinanzattiva – Tribunale del malato, il veronese Flavio Magarini. «Mi incuriosiva la circostanza», spiega, «che da maggio, periodo in cui il software è stato installato nei primi computer, l’aumento dei codici bianchi non sia omogeneo. Ci sono ospedali in cui le percentuali non sono cambiate. Questo perchè il direttore ha ritenuto di far togliere la griglia precompilata e dare così ai medici la possibilità di decidere secondo scienza e coscienza. A San Bonifacio e a Bussolengo, ad esempio, i codici bianchi non sono aumentati».
Paola Colaprisco – L’Arena – 4 ottobre 2015