Posti letto da tagliare: il Veneto ha già il suo Piano, solo che è bloccato. Sulla nomina del direttore generale e sulla dotazione di ogni ospedale
Per l’Italia risuona l’allarme del decreto “Spending review” sulla sanità, che si porterà via 7.300 posti letto. Ma il Veneto non si spaventa: il suo nuovo Piano socio-sanitario prevede già di tagliare fino a una media di 3,5 posti-letto per mille abitanti, come ha ricordato ieri l´assessore regionale alla sanità Luca Coletto. Insomma, i tagli sono da fare (un migliaio di posti-letto in tempi brevi), ma di fatto sono già previsti da tempo. Anzi, il Veneto si prepara a salire in cattedra, visto che un altro decreto in arrivo, quello del ministro Balduzzi sugli ospedali, pare voler modellare l´Italia proprio sulla riforma già varata dal Veneto: gli ospedali “hub” per malati acuti con tutte le specialità avanzate, quelli “spoke” a supporto con i reparti più importanti e le cure più di routine.
Ma il problema, qui, è un altro: la Regione avrà anche il nuovo Piano sociosanitario che fa da apripista per tutti, ma è un merito tutto di carta. Quel Piano non è stato ancora applicato: non sono mai state varate le “schede” che definiscono le dotazioni di ogni ospedale e dei territori. «E posso assicurare che autorevoli pareri legali mi dicono che, passati i 180 giorni dall’approvazione del Piano (ne sono già passati 120) senza la sua applicazione concreta, un qualsiasi cittadino può anche chiamare in causa la Regione per danno erariale», spiega senza fare una piega Leonardo Padrin (Pdl), presidente della commissione “Sanità”, che sul suo sito conteggia ogni minuto i soldi che la Regione sta perdendo, senza aver applicato la riforma.
In Regione, a quanto pare, ci si divide tra “interventisti” e “attendisti”. «Ma è ora di dire chiaro in faccia ai veneti, che in questi casi capiscono più di tanti politici che hanno paura di perdere qualche voto – va dritto al nocciolo Padrin – che se si tagliano alcune strutture, o posti letto, non è per dispetti tra politici. È perché è l´unico modo per garantire a tutti i veneti che la sanità funzioni con la qualità che deve assicurare a tutto il territorio. Perché un’emodinamica si riesce ad attrezzarla e farla funzionare al meglio se serve un vasto numero di abitanti, e così pure una “cardiochirurgia”, e così via. Se invece si continua a rinviare e lasciare le cose come sono si fa un danno a tutti, perché i fondi sono dei veneti e continuano a venire sottratti da un´organizzazione sul territorio che non è idonea».
Morale, Padrin non ha dubbi: su quel Piano bisogna andare avanti, subito, con le schede operative. E se ieri il governatore Luca Zaia dichiarava sulla stampa che è meglio tener tutto fermo finché la Corte costituzionale non si esprime sul ricorso fatto dal governo contro il Piano socio sanitario, in Regione si sta lavorando (anche con Zaia) proprio a evitare questo rischio.
Come? Con un paio di emendamenti da inserire nel decreto “omnibus” (riguarda le Ipab, l’Arpav, l’Arss e io Piano stesso) che potrebbero allontanare gli effetti della sentenza dell’Alta Corte. Primo, si ipotizza di far slittare alla prossima legislatura il potere del Consiglio di nominare il direttore generale della sanità veneta, lasciando quindi che a farlo adesso sia la Giunta (come il Governo chieda che sia, e si è rivolto alla Corte). Secondo, si “chiarisce” che il Consiglio regionale potrà dire la sua, tramite la commissione, sulla “programmazione generale” dei singoli ospedali, lasciando però alla Giunta l’approvazione della dotazione dei singoli reparti affidati a ogni ospedale. «Diciamo che abbiamo individuato un paio di soluzioni efficaci per evitare il blocco dovuto all´attesa della sentenza della Corte costituzionale. E non c´è conflitto Giunta-Consiglio, o Lega-Pdl. E per quanto mi riguarda – conclude Padrin – questo significa che si può agire con l´applicazione del Piano, spiegando alla gente i vantaggi che porta. E facendo venire allo scoperto gli eventuali singoli che vorrebbero tenere fermo tutto, perché è un danno per il Veneto».
Piero Erle – Il Giornale di Vicenza – 9 novembre 2012