Il Consiglio regionale del Veneto non si pronuncia sulla richiesta di promuovere un referendum popolare tra i veneti sull’eventuale indipendenza della Regione: la seduta straordinaria richiesta da un fronte variegato di ”indipendentisti’ (in prima fila Stefano Valdegamberi, ex Udc e ora Futuro popolare, insieme all’intero gruppo della Lega, con l’appoggio di Diego Bottacin di Verso Nord e di Remo Sernagiotto del Pdl) si e’ conclusa con nulla di fatto.
Non e’ stato possibile votare la proposta di legge di Stefano Valdegamberi sul referendum, perche’ – come ha spiegato in apertura il presidente del Consiglio Clodovaldo Ruffato – il documento giace ancora in commissione e non ha concluso la fase istruttoria. Ne’ i consiglieri avevano provveduto a presentare una mozione o un ordine del giorno da mettere ai voti, visto che gia’ lo avevano fatto il 28 novembre scorso, in un analogo dibattito straordinario sulla possibile indipendenza del Veneto, approvando la risoluzione numero 44 che ha dato mandato ai presidenti di Giunta e Consiglio di verificare tutte le vie possibili per arrivare all”indipendenza senza violare la Costituzione. Oggi il nuovo tentativo del fronte ”indipendentista’ non ha prodotto alcunche’: il dibattito serrato di quattro ore di dibattito d’aula, presente il presidente della Regione Luca Zaia, ha solo fotografato ancora una volta le diverse posizioni in campo sull’indipendenza del Veneto. Rimane intatta, sullo sfondo, l’incertezza del percorso, evidenziata dal mancato pronunciamento della commissione dei sei giuristi ai quali l’assemblea legislativa del Veneto e il presidente Zaia otto mesi fa avevano affidato l’incarico di verificare la legittimita’ di una consultazione popolare sul tema dell’autodeterminazione e della sovranita’ del popolo veneto.
Il tema dell’indipendenza si riaffaccera’ a palazzo Ferro-Fini quindi a settembre, quando la commissione Affari Istituzionali dovra’ decidere se votare o meno la proposta di referendum.
Il presidente della Regione Luca Zaia si e’ subito dichiarato pronto a sostenere con il proprio voto la proposta di legge di Valdegamberi, ”perche’ il referendum non ha colore politico, ma appartiene ai temi etici, liberi e rappresenta il punto di arrivo di un lungo percorso che passa attraverso il federalismo, l’autonomia, la secessione di fatto dei nostri imprenditori che vanno all’estero”. Per il presidente del Veneto l’istanza referendaria ”e’ la dichiarazione di fallimento dello Stato: se oggi siamo a discutere di un referendum e’ perche’ e’ sempre mancato un negoziato con Roma”. La commissione dei sei giuristi ai quali Giunta e Consiglio hanno affidato la soluzione del nodo referendario – ha spiegato Zaia – non preclude la via della consultazione popolare: la soluzione si puo’ trovare, anche se i percorsi saranno tortuosi. La richieste di referendum si puo’ quindi votare, secondo Zaia, ma a patto di rispettare tre requisiti: la legalita’ costituzionale, la legalita’ internazionale e l’assenza di costi a carico dell’erario.
Remo Sernagiotto (Pdl) ha difeso il diritto-dovere di espressione diretta dei cittadini attraverso una consultazione referendaria. ”Per questo ho firmato la richiesta di dibattito straordinario e ho sottoscritto la proposta di legge presentata da Valdegamberi, qualunque sia il risultato che uscira’ dalla consultazione popolare”.
Lucio Tiozzo, capogruppo del Pd, ”il dibattito di oggi non aggiunge nulla di nuovo alla seduta di novembre e si chiude con niente di fatto. Dal presidente Zaia mi sarei aspettato una proposta di legge, un percorso di fattibilita’, non l’ennesimo dibattito a vuoto, preliminare solo a una campagna elettorale”.
Tiozzo ha sfidato Zaia a ritornare in aula dopo la pausa estiva con una proposta chiara di legge in tema di autodeterminazione del Veneto. ”Ma la vera sfida e’ discutere su come riorganizzare il Veneto, come avviare la citta’ metropolitana, come gestire le unioni dei comuni, quale autonomia differenziata vogliamo negoziare con lo Stato, restando nell’ambito della Costituzione”.
31 luglio 2013