Una protesta serrata, che non accenna a perder vigore. Dopo la pausa pasquale, la sanità privata torna a gridare il proprio «no» ai tagli ai finanziamenti imposti dalla Regione. Dopo lo sciopero delle sedie, oggi scatta la seconda settimana del «time out».
Ogni giorno, ad un orario diverso, gli operatori delle strutture sanitarie convenzionate del Veneto si fermeranno contemporaneamente per un minuto in una sorta di micro-sciopero. Alcune emittenti radiofoniche lanceranno l’allarme durante le loro trasmissioni: «Time out. Un minuto di silenzio». Ecco il calendario della protesta: i centri accreditati si fermeranno oggi alle 17, domani alle 12, giovedì alle 11, venerdì alle 10 e sabato alle 9. Chi ascolta la radio è quindi avvisato: la protesta non si ferma. (fa.p.) PDOVA La fine dell’oligopolio dei privati convenzionati nella sanità? «Voglio capire se la proposta di Leo Padrin è davvero un tentativo di liberalizzare il sistema oppure se si tratta di una manovra diversiva per trovare un accordo tra le parti e mettere fine alla protesta con gli scioperi già proclamati». Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Pd, ex vicesindaco di Padova, lascia la porta aperta al presidente Pdl della Commissione Sanità della regione Veneto, che ha presentato un disegno di legge in cui liberalizza l’accesso delle imprese private alle convenzioni con il sistema sanitario. Una svolta che modifica equilibri consolidati in vent’anni di gestione «regional-federalista» dell’assistenza: tanto per dare due cifre, su 8 miliardi di bilancio sanitario veneto, ai privati va una fetta tra il 10 e il 12 per cento. Poco.Soprattutto se confrontato con la Lombardia. Ma perché c’è tanto fermento? «La novità sta nella gestione della diagnostica specialistica convenzionata, che assorbe 130 milioni, 50 dei quali finiscono a Padova, la vera capitale: quattro-cinque colossi privati hanno sempre avuto il monopolio grazie al livello elevatissimo delle prestazioni erogate. La qualità non si discute. A settembre hanno cambiato il meccanismo di assegnazione delle risorse e a decidere come spendere i soldi non sono più l’ assessore Coletto e il dg Mantoan, ma ogni singolo direttore generale di Asl deciderà di chi avvalersi per la diagnostica specialistica privata. Si chiama trattativa di secondo livello», spiega Sinigaglia. E lei con il gruppo Pd come intende procedere? «Credo sia fondamentale disporre di una fotografia completa del settore prima di approvare qualsiasi tipo di legge. All’assessore Coletto ho chiesto quanti sono i laboratori considerati idonei visto che non c’è una gara pubblica per l’accreditamento. Sono venti o trenta? Ce lo dica. Anche perché pagano 7 mila euro l’anno per ottenere l’idoneità. Ora Leo Padrin lancia questa idea della liberalizzazione che può modificare l’intero settore, già alle prese con i tagli lineari del governo. Tanto per fare un esempio, la spending review prevede una sforbiciata tra l’1 e il 5% ma in realtà la Regione ha ridotto del 30% le risorse per gli accreditamenti. Del resto, la concorrenza tra pubblico e privato è più che mai reale: con i ticket imposti dal governo diventa conveniente rivolgersi ai laboratori privati anche perché i tempi d’attesa sono decisamente più brevi. Certo, bisogna capire se davvero il presidente Zaia riuscirà a tenere aperti gli ambulatori degli ospedali anche di sera e di notte come ha annunciato proprio per rispondere all’offensiva dei privati». Resta il fatto, però, che tremila lavoratori sono in difficoltà e i loro posti a rischio: come se ne esce? «Ai lavoratori della sanità privata va la mia totale solidarietà, nessuno può mettere in discussione la loro funzione. L’11 aprile la commissione sanità della Regione avvierà la consultazione con l’audizione dell’assessore Coletto, poi discuteremo a fondo la proposta di Padrin per capire se e quali convergenze sottoscrivere». a. E per il nuovo ospedale di Padova si profilano novità all’orizzonte? «Nella bozza preliminare della Regione compaiono due cifre: 15 e 70. Sono i milioni di canone base che l’Azienda ospedaliera dovrà pagare per gestire la nuova struttura, se mai verrà realizzata» conclude Sinigaglia.
Il Mattino di Padova – 2 aprile 2013