Nella guerra alle polveri sottili passa la linea unitaria, ma soft. Mentre la pioggia delle ultime ore tramuterà oggi la qualità dell’aria da «scadente» ad «accettabile», il Veneto ha deciso ieri di fare fronte comune, impegnandosi ad adottare già entro la prossima settimana un protocollo condiviso per l’adozione delle misure antismog.
I sindaci non avranno l’obbligo bensì la possibilità, sotto il coordinamento della Regione e secondo una scala di gravità, di disporre prescrizioni come lo spegnimento dei motori e l’abbassamento del riscaldamento, ma blocco auto e targhe alterne non compaiono nella griglia di azioni.
L’incontro che si è tenuto nel pomeriggio a Palazzo Linetti ha dato sostanza operativa alla riunione che si era svolta lo scorso 30 dicembre a Palazzo Balbi, quand’era stata concordata l’istituzione di una cabina di regìa rispetto ad una problematica finora affrontata in ordine pressoché sparso. Come già allora, anche in questa circostanza l’assessore veneto Gianpaolo Bottacin ha aperto il vertice con i rappresentanti delle Province, della Città Metropolitana e dei Comuni capoluogo informandoli circa i contenuti del confronto avuto col ministro Gian Luca Galletti. «Rispetto alla completa delusione della volta precedente – ha riferito il responsabile regionale dell’Ambiente – posso dire di essere parzialmente soddisfatto, perché ho visto che a Roma il ragionamento si sta assestando su un piano tecnico-politico e sta puntando ad interventi strutturali che mirano alle vere cause dell’inquinamento atmosferico, quindi non solo al traffico stradale ma anche e soprattutto al riscaldamento civile. Resta però da sciogliere il nodo dei fondi destinati a queste attività: continuo a pensare che uno stanziamento di soli 12 milioni a livello nazionale, per incentivare il trasporto pubblico locale, sia una presa in giro soprattutto per le Regioni del Nord che hanno i problemi più gravi».
Fatta questa premessa la discussione si è poi spostata sull’approccio congiunto auspicato soprattutto dai municipi, che saranno divisi in agglomerati urbani attorno ai sei capoluoghi di pianura (resterà fuori il Bellunese, che per la sua conformazione avrà una disciplina diversa). Bottacin ha proposto un programma che nella tipologia dei provvedimenti ricalca sostanzialmente il Piano Aria tuttora giacente in consiglio regionale e nella tempistica di attuazione segue una gerarchia fondata sul livello di emergenza. «In pratica – ha poi spiegato l’assessore – si parte da un “livello zero”, quando cioè la situazione è ancora sotto controllo. In quella condizione i sindaci possono (ma senza imposizioni) ordinare misure come lo spegnimento dei motori degli autobus al capolinea e dei veicoli in generale al semaforo rosso, incentivare la mobilità sostenibile attraverso il car sharing, il car pooling e il bike sharing, agevolare l’utilizzo dei mezzi pubblici magari attraverso lo sconto sul biglietto, individuare zone a bassa emissione attraverso l’introduzione di Ztl, vietare la combustione di residui vegetali in assenza di autorizzazione». Man mano che la qualità dell’aria peggiora, i provvedimenti diventano più puntuali. «Dopo 7 giorni di sforamento consecutivi – ha aggiunto Bottacin – possono scattare ad esempio il contenimento del riscaldamento domestico a 18 gradi, più due di tolleranza, o il divieto di utilizzare stufe e caminetti in presenza di sistemi alternativi. Blocchi auto? Azioni spot che non risolvono il problema».
Ne sono convinti anche a Treviso, dove però le targhe alterne restano confermate per i prossimi tre weekend. «Si tratta di un’azione utile per andare in direzione di un cambio di mentalità – ha detto l’assessore comunale Luciano Franchin, al termine del summit – in un percorso parallelo a quello del coordinamento veneto. Alla Regione chiediamo però certezze sui soldi per gli incentivi, altrimenti come possiamo attuare interventi strutturali?».
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 4 febbraio 2016