La V Commissione Sanità e Sociale ha bocciato la “riforma Sernagiotto”. La trasformazione degli attuali assegni di cura in «impegnative di cura domiciliare» è rinviata a data da destinarsi.
«Troppi punti poco chiari», «tagli che metterebbero in ginocchio i Comuni», «troppe incertezze sulle risorse a disposizione»: ecco le criticità emerse nel corso della riunione, cui ha partecipato anche il segretario regionale della Cisl Veneto Franca Porto. Il provvedimento, che vuole trasformare le prestazioni extra Lea (livelli essenziali di assistenza) in impegnative erogabili in regime di Lea con cadenza mensile (sotto forma di contributi o servizi), dovrà passare al vaglio della conferenza per la Programmazione sanitaria. Secondo le associazioni dei disabili, dei sindacati, dell’ordine delle assistenti sociali e dei rappresentanti dei Comuni e dei direttori sociali delle Usl, i conti non tornano in diversi punti della delibera. Tutti gli attori di questo passaggio “storico” concordano nell’affermare che l’impianto del provvedimento sia più che positivo, ma Claudio Sinigaglia (Partito democratico), vicepresidente della V Commissione, invita a non affrettare i tempi della sua approvazione: «Chiediamo un tavolo tecnico. Stiamo parlando del futuro e del sostegno a 46 mila disabili, 25 mila famiglie, per un totale di cento milioni di euro». La discussione è stata a dir poco accesa: gli assegni per i malati di Alzheimer (ora fino a 581 euro) avrebbero un tetto a 400, il progetto di vita indipendente si fermerebbe a 64 anni, l’assistenza 24 ore su 24 per la disabilità grave, ora a quota duemila euro, scenderebbe a 800. Il Comune di Padova poi ha inviato alla Commissione una nota, affermando che la riforma avrebbe comportato un taglio di 500 mila euro all’assistenza domiciliare integrata da parte della Regione per la sola città euganea: «Cose da far crollare il sistema», attacca Sinigaglia, «non dico che non sia giusto rimodulare l’erogazione dei contributi, ma laddove non arrivano i tecnici deve per forza intervenire la politica». Raffaele Grazia (Futuro popolare) si è detto contrario a «un intervento spot, svincolato dalle future schede territoriali». Nonostante il pressing dell’assessore al Sociale Remo Sernagiotto, che aveva chiesto alla commissione un assenso rapido alla riforma perché preoccupato per gli effetti sociali e contabili della sospensione delle prestazioni extra Lea decisa dalla Giunta veneta a fine 2012, la commissione Sanità ha rinviato il voto. Il provvedimento verrà discusso solo dopo aver acquisito il parere della Conferenza dei sindaci per la programmazione sociosanitaria e dopo aver verificato, con utenti e addetti ai lavori, la ricaduta effettiva delle riforma. La posta in gioco è la continuità degli assegni di cura e delle prestazioni assistenziali a domicilio per 46 mila persone, tra anziani non autosufficienti, malati di Alzheimer e demenze, disabili fisici e psichici, per un impegno finanziario complessivo di quasi 100 milioni di euro l’anno.
Il Mattino di Padova – 24 maggio 2013