Luca Zaia fa il grecista e pone la sua mano sui nuovi amministratori di Veneto Sviluppo: «Ecco i miei gioielli» esclama presentando, ad uno ad uno, i dodici membri del consiglio di amministrazione (dodici?) e il suo nuovo presidente, il commercialista trevigiano Giorgio Grosso, classe 1949.
Novello Cornelia, Zaia glissa sulla completa assenza del genere femminile («Avevo 77 curriculum, ho scelto il meglio che c’era: vi sfido a trovarne di migliori») e benedice la nuova finanziaria regionale: «A loro affidiamo un compito strategico. Il loro successo è il mio successo, un loro fallimento è il mio fallimento. Sono persone perbene, preparate, il massimo che c’è sulla piazza in questo momento». Il governatore ringrazia il presidente uscente, Marco Vanoni («Sarà il nostro traghettatore»), ma in realtà tiene molto alla «discontinuità» e insiste sui «professori» al comando della finanziaria regionale: «Sono i nostri bocconiani». In realtà, di bocconiano c’è soltanto il presidente, il trevigiano Giorgio Grosso, ex revisore di Arthur Andersen: «Sono onorato del compito che mi è stato assegnato» il suo debutto. E aggiunge: «La prima cosa che intendo porre in essere è un board di consultazione permanente con le categorie in maniera di avere un costante monitoraggio della situazione. Il mio tentativo è di dare sistematicità alle cose, evitare gli interventi spot». Ma la cassaforte della Regione, per quindici anni usata come «bancomat di pregio» per le più importanti operazioni economiche di Giancarlo Galan, tornerà ad essere «finanziaria di sviluppo». «Lo scopo principale sarà quello di erogare credito, con uno sguardo particolare alle piccole e medie imprese –aggiunge il presidente –in questo momento si sembra l’emergenza. In secondo piano sarà l’attività di private equity». Il neo presidente ricorda che giusto quest’anno Veneto Sviluppo ha prodotto una perdita proprio per le svalutazioni delle partecipazioni in portafoglio. La prima partita da affrontare per Veneto Sviluppo sarà tuttavia quella del vertice della struttura: «Paolo Giop è stimato da tutti e la sua uscita, per percorrere una nuova esperienza professionale, è certamente un impoverimento. Nei prossimi giorni faremo una valutazione della situazione e porteremo in consiglio di amministrazione alcune proposte». Il presidente della giunta regionale ha voluto che il primo consiglio si svolgesse a Palazzo Balbi e Zaia ha voluto parteciparvi, con l’assessore regionale Roberto Ciambetti. Il nuovo board avrà una durata triennale. E i «professori»? Nei dodici (dodici?) membri del Cda c’è il presidente (bocconiano), un avvocato, due ingegneri, un laureato in scienze politiche e un geometra. E cinque banchieri, espressione dei principali istituti di credito del Veneto, nomi sui quali la politica non ha messo becco. P.s.: Cornelia ebbe dodici figli, ma solo due giunsero alla maggiore età. Qualcuno, a palazzo Balbi, si è toccato i gioielli.
Il Mattino di Padova – 18 luglio 2012