Sospeso dalla commissione Sanità fino al 31 marzo, in attesa di correttivi affidati ai tecnici, lo stop agli «Extra lea» (prestazioni aggiuntive garantite gratuitamente dalla Regione a disabili, anziani, minori e altri soggetti fragili per una spesa globale di 125,7 milioni l’anno), un altro provvedimento della giunta Zaia sta per essere rivisto.
Sempre nell’ottica di riduzione della spesa pubblica, il 18 dicembre l’esecutivo di Palazzo Balbi ha approvato una delibera che diminuisce i contributi alle residenze extraospedaliere per pazienti non in fase acuta e quindi non ricoverabili ma nemmeno in grado di stare a casa. La tariffa giornaliera passata dalla Regione per ogni degente non supererà i 157,58 euro al dì (stesso importo della lungodegenza ospedaliera), col rischio di veder aumentare da parte dei centri penalizzati la quota di compartecipazione a carico dell’utente. Già adesso non indifferente: in ospedale di comunità a partire dal 31esimo giorno di ricovero e fino al 60esimo il paziente deve pagare 25 euro al giorno, che salgono a 45 dal 61esimo; nelle Unità di riabilitazione territoriale dal primo giorno e fino al 60esimo la retta è di 25 euro al giorno, per poi salire a 45; nelle grandi strutture per disabili con elevata necessità di cure sanitarie la compartecipazione alberghiera è di 40 euro al giorno, da subito, a meno che non intervenga l’aiuto del Comune; nelle sezioni ad alta protezione Alzheimer si pagano non oltre i 36 euro al giorno; nei reparti riservati agli stati vegetativi permanenti l’importo è di 23 euro al dì dopo i primi sei mesi.
Per questi ultimi malati, ricorda il presidente di Uripa (l’unione delle istituzioni di assistenza agli anziani) Roberto Volpe, Palazzo Balbi passa 27,76 euro al giorno in meno rispetto al 2001: 153 invece di 180,76. Decurtato anche il contributo per gli utenti delle Sezioni alta protezione Alzheimer, sceso da 103,29 a 92 euro pro capite. Per due motivi, dice Volpe: il fondo regionale per la non autosufficienza previsto in un primo tempo in 750 milioni è stato poi definito in 721.450.000 (-3,8%), inoltre le quote erogate ai non autosufficienti in regime di semi o totale residenzialità sono ancorate ai valori del 2010, quindi non adeguate all’aumento dei costi, e ridotte da 362 giorni all’anno a 356. «Sono allarmato, ma spero di ricevere al più presto una lettera dalla Regione che sospenda i tagli — aggiunge Volpe —. Noi possiamo vedere se ci sono standard eccessivi di personale e ritoccare la tariffa di compartecipazione a carico dell’utente, magari in base al reddito, ma questi servizi non possono chiudere». «Lesinare l’assistenza ai soggetti più deboli è come dire: tanto sono destinati a morire, inutile spenderci soldi — denuncia Claudio Sinigaglia (Pd), vicepresidente della commissione Sanità — terribile. E tutto alla faccia del potenziamento del territorio previsto dal piano sociosanitario. Tagliando i contributi alle strutture che li assistono ma imponendo loro di mantenere gli stessi standard e rapporto infermiere-paziente, di solito di 1/1, le obblighi a chiudere o ad alzare le rette. E allora chi ci andrà? E’ chiaro che piuttosto di pagare uno si fa ricoverare in ospedale, aumentando le degenze improprie che le residenze extra devono invece scongiurare». E’ pronto a rivedere la delibera l’assessore alla Sanità, Luca Coletto: «Lunedì darò mandato alla commissione tecnica già incaricata di rimodulare gli Extra lea di riconsiderare anche le quote destinate alle strutture extra ospedaliere. Purtroppo la spending review ci soffoca e noi cerchiamo di limitare i danni, ma non vogliamo certo svantaggiare le fasce più fragili».
Nulla da fare invece per i nuovi tetti di spesa imposti ai privati accreditati. Ridotto dello 0,5%, per un importo totale di 140.448.000 euro, il budget delle Usl per l’acquisto di prestazioni di specialistica ambulatoriale e ospedaliera. Le cifre più consistenti vanno alle Usl di Padova (52,1 milioni), Vicenza (15,7), Verona (13,4) e Venezia (9,4). Feltre, Bassano e Adria hanno invece cancellato le convenzioni.
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 20 gennaio 2013