Il primo round è andato alla Regione Veneto: il Tar ha infatti rigettato in sede di sospensiva i ricorsi dei laboratori e ambulatori privati e delle loro associazioni (Anisap e Federlab in testa) contro i tagli drastici di Palazzo Balbi alle strutture convenzionate.
«Non sussiste il requisito del danno grave e irreparabile attuale – scrivono i giudici della prima sezione – il danno dedotto è principalmente una ridotta locupletazione (cioè arricchimento, ndr) privata in comparazione a esigenze pressanti di contenimento del deficit pubblico». Insomma, la spending review dello Stato impone tagli necessari, su cui i magistrati non vogliono mettere bocca. Ma il Tar sottolinea anche che, tolte le prestazioni dei laboratori, «resta fermo il dovere dell’ente pubblico di assicurare ogni assistenza medica possibile direttamente, allorché non è possibile mediante struttura privata accreditata». Non sarà facile, visto che le associazioni ricorrenti avevano dimostrato che con i tagli «selvaggi» della Regione a rischio c’erano 5 milioni di prestazioni, oltre a buona parte dei 3300 dipendenti. «Il rischio è che si allunghino le liste d’attesa a dismisura – ha spiegato in udienza l’avvocato Vittorio Domenichelli, legale dei privati – la Regione aveva parlato di un taglio del 10 per cento, ma alla resa dei conti si è arrivati a una media del 30, con punte fino al 70 per cento». I laboratori hanno però ottenuto un risultato: il Tar ha chiesto alla Regione di trasmettere numerosi documenti per valutare se siano stati correttamente calcolati i tagli. «Ogni dg ha usato criteri diversi – chiosa Domenichelli – alcuni hanno anche usato le maniere forti, approfittando della situazione. Un arbitrio totale».
Corriere del Veneto – 5 aprile 2013