Toniolo (Pdl): «Minoranze d’accordo». Il Pd: «Non sanno governare i problemi». Ci sono le elezioni, il bilancio può attendere. Vuoi mica dover dire ai veneti, un attimo prima che mettano piede nel seggio, che nel 2013 i bus funzioneranno un po’ peggio, le borse di studio saranno in pericolo, gli ammortizzatori sociali potrebbero esserci ma non per tutti, e via di questo passo? E no, non si può.
E difatti la commissione Bilancio del consiglio regionale ha deciso ieri di rinviare tutto a dopo il voto, quando si saprà chi sarà il nuovo inquilino di Palazzo Chigi. E pazienza se questo significa tirare una riga sulla seduta già convocata per l’approvazione del documento contabile (era in agenda per il 29, 30 e 31 gennaio) e procrastinare a data da destinarsi l’esercizio provvisorio approvato dopo Natale, facendo spallucce di fronte alla legge che impone il via libera ai conti entro il 31 dicembre dell’anno precedente (una regola che ormai resiste solo sulla carta).
La commissione, si legge nella nota diramata a fine riunione, si è data appuntamento a domani, quando stabilirà il calendario dei lavori che si annunciano comunque faticosi visto che da destra a sinistra è unanime il giudizio sui numeri («Complicati») e sullo scenario che si profila all’orizzonte: «Saranno lacrime e sangue». Dall’opposizione, che pure ha dato il suo via libera al rinvio, piovono critiche a catinelle: «Avevamo chiesto alla maggioranza di rivisitare il bilancio dando priorità alle emergenze più gravi: dagli ammortizzatori sociali ai servizi extra-Lea per disabili, non autosufficienti e persone con disagio sociale, dal trasporto pubblico locale alle povertà estreme, dal funzionamento di Arpav alle risorse per le borse di studio e l’edilizia scolastica – attaccano il vice presidente della commissione, Piero Ruzzante, e il vice presidente del consiglio, Franco Bonfante -. La risposta è stata quella di alzare bandiera bianca e di rinviare ogni decisione a dopo le elezioni: segno evidente di una incapacità di governare ormai la situazione». I democrats tengono a precisare che «lo stop è stato voluto dal centrodestra, sicuramente per cercare di mettere sotto silenzio, in questa fase di campagna elettorale, tutta una serie di problemi. Ma a noi non interessano le tattiche dilatorie, bensì la soluzione dei problemi del Veneto – concludono Ruzzante e Bonfante – Lega e Pdl evidentemente pensano più ai loro problemi, convinti in questo modo di salvarsi dal giudizio dei cittadini veneti».
L’argomento è scivoloso, perché com’è noto senza il bilancio approvato l’attività in Regione è sostanzialmente congelata e gli assessorati, le società partecipate e le agenzie non possono muovere un dito, costrette come sono ad operare «in dodicesimi» ossia con stanziamenti di breve periodo, mese per mese. Non è un caso che il presidente della commissione, il pidiellino Costantino Toniolo, sottolinei come la decisione sia stata presa «anche su indicazione della minoranza, con tutti i consiglieri presenti» (della serie: nessuno pensi di chiamarsi fuori), prima di spiegare: «Abbiamo rinviato l’esame definitivo del bilancio così da poter approfondire con maggiore attenzione le diverse voci e in particolare riuscire in modo chirurgico ad eliminare gli sprechi e quindi a recuperare risorse per garantire i servizi alla persona e le azioni necessarie per la crescita economica. Il lavoro non è facile, perché le risorse sono particolarmente limitate e bisogna procedere con attenzione agli spostamenti». L’attività in commissione prenderà due direzioni, nella consapevolezza, tra l’altro, «che il Veneto è una delle regioni che riceveranno meno trasferimenti dallo Stato centrale»: da un lato si tenterà di dare una risposta alle nuove povertà, dall’altro si tenterà, per quanto possibile, di dare il via a nuove azioni per la crescita, soprattutto a favore del turismo, dell’industria culturale e della ricerca.
E’, questo del bilancio, il secondo rinvio per motivi elettorali cui si assiste in laguna. In precedenza era toccato alle schede ospedaliere, altro argomento sensibile perché sarà lì che la Regione stabilirà quali reparti chiudere, quali ridimensionare e quali potenziare, alla luce del nuovo Piano socio sanitario, della spending review e del decreto Balduzzi. Ed è chiaro che, come nel caso del bilancio, anche per le schede vale la regola del silenzio fino al voto: non è il massimo annunciare in piazza al popolo elettore che di lì a breve dovrà fare le valigie per un ricovero o un esame. Una scelta osteggiata dal presidente della commissione Sanità, Leonardo Padrin, che per protesta aveva anche inserito sul suo sito web personale un counter che registrava l’incedere inesorabile dei soldi sprecati a causa dei ritardi. Dopo qualche settimana si è visto costretto a rimuoverlo: forse i visitatori si deprimevano troppo.
In chiusa, breve nota di Palazzo: oggi il Pd presenterà il suo nuovo capogruppo, dopo che Laura Puppato, speaker in carica, è stata candidata come capolista al Senato e si prepara a partire per Roma. Il suo posto verrà preso da Lucio Tiozzo, l’attuale vice.
Corriere del Veneto – 23 gennaio 2013