Trasfusioni di sangue infetto,vaccinazioni errate o improprie: ne sono vittime quasi ottomila veneti, colpiti da danni irreversibili dopo visite o ricoveri ospedalieri. Se il loro numero è oscillante (manca, colpevolmente, un registro nazionale del fenomeno), ancora più nebulosa è la loro prospettiva di ricevere dalle istituzioni regionali il risarcimento previsto dalla legge.
Ora, a sollevare la questione – che investe princìpi elementari di equità e civiltà – è il capogruppo di Verso Nord, Diego Bottacin: «A dispetto dell’infelice slogan “Prima il Veneto”», afferma in diretta polemica con il governatore Luca Zaia «la nostra Regione sembra destinata ad essere l’ultima nel riconoscere il diritto all’indennizzo delle persone colpite da patologie croniche». Un capitolo di malasanità misconosciuto e attuale, secondo Antonio Bogoni, presidente dell’associazione rodigina AnadmaOnlus, che ha dedicato un’indagine a questo microcosmo doloroso. In Veneto nel 2005 – ultima data di riferimento ufficiale – erano 3662 le persone danneggiate da vaccinazioni obbligatorie (meningite ed encefalite acuta virale, morbillo, meningite miningococcica, parotite epidermica, pertosse, rosolia) e un calcolo prudenziale di 500 casi all’anno porta a definire in circa 6 mila i soggetti colpiti e in 135 i decessi. A loro si aggiungono coloro che hanno contratto l’epatite C da dialisi, trapianti (occhi, reno, fegato) e inseminazione artificiale: 1626 al marzo dello scorso anno, secondo le stime della Regione. «La letteratura clinica», osserva Bogoni «documenta che, considerati 100 infettati dall’epatite C, in 15 il virus scompare in breve tempo e in 85 sviluppa infezioni a lungo termine; queste ultime, nel 70% dei casi sfociano in malattia cronica, nel 15% vanno in cirrosi, nel 5% causano il decesso». Da considerare, infine, i casi di Aids contratti da pazienti emotrafusi (circa 23 mila in Italia), i thalassemici e anche le vittime “superstiti” del talidomide, il famigerato sedativo reo di gravi malformazioni negli arti dei neonati negli anni Sessanta. «Molti malati si sono rivolti direttamente al tribunale, altri hanno confidato nella legge di risarcimento approvata dal Parlamento ma arenata nei meandri della burocrazia», commenta il presidente dell’Onlus. La speranza è che almeno le Regioni facciano il loro dovere: «In questi giorni», informa Bottacin «l’Emilia Romagna ha provveduto a versare l’indennizzo rivalutato e gli arretrati calcolati dal 1° gennaio 2012. Invito il Veneto a fare altrettanto».
Il Corriere del Veneto – 23 novembre 2012