Corriere del Veneto. Il presidente della Regione Luca Zaia l’ha ribadito più volte, da quando l’epidemia ha allentato la presa: «La conferenza stampa di mezzogiorno continua ad avere un senso, anche ora che i dati sono più confortanti, perché ci consente di rivolgerci ad una platea vastissima condividendo appelli che secondo i tecnici hanno riscontri immediati e importanti “sul campo”. Ci ritroveremo qui ogni qual volta sarà necessario». Così è stato ieri (e così sarà di nuovo oggi), perché è diventato urgente lanciare non uno ma ben due appelli: a sottoporsi al tampone, cosa che nessuno fa più, e a non rinviare la vaccinazione a dopo l’estate, perché potrebbe essere troppo tardi.
«La premessa – ha spiegato Zaia – è che il quadro generale è buono, i dati sui contagi e i ricoveri sono positivi e insomma, non siamo preoccupati, nonostante dopo la variante inglese, quella nigeriana e quella brasiliana ora si parli molto della delta. I vaccini funzionano e l’estate ci aiuta». Detto questo, è però fondamentale non ripetere gli errori commessi lo scorso anno, quando l’abbassamento della guardia durante i mesi estivi portò al dilagare del virus a settembre e ottobre. «Per questo dobbiamo continuare a fare tanti tamponi, per avere sempre il polso della situazione». E però c’è un problema: «Noi possiamo arrivare agevolmente a 30 mila test al giorno, numeri da zona rossa per intenderci, ma i direttori generali delle Usl mi dicono che non ci sono abbastanza “nasi”. Lo capisco – concede Zaia – gran parte dei tamponi si faceva ai contatti dei positivi, che adesso sono pochissimi, ed è chiaro che ora come ora se uno non si sente qualche sintomo preoccupante, non è che va a farsi testare». Anche perché nonostante i tamponi di ultima generazione siano poco più grandi di un cotton-fioc e non abbiano bisogno di andar molto in profondità, l’operazione in sé continua a non brillare per simpatia.E difatti domenica, in piazza ad Asiago, l’ambulanza dell’Usl è riuscita ad eseguire in tutta la giornata appena 40 test. Solo per fare un esempio.
Di qui la decisione di muoversi in due direzioni. La prima, rivolgendo per l’appunto un appello a reti unificate a recarsi ai Covid Point per sottoporsi gratuitamente e con accesso diretto, senza prenotazione, al test (l’elenco dei Covid Point è disponibile sul sito di ciascuna Usl); la seconda, chiamando direttamente Pro Loco, consorzi di gestione degli arenili, organizzatori di sagre, associazioni di categoria per chiedere loro di farsi parte attiva con simpatizzanti, clienti e iscritti affinché si possano fare test di massa, ad esempio prima di un grande evento oppure in blocco per categoria lavorativa. «Speriamo di fare breccia» ha allargato le braccia Zaia, ricordando come in passato, in alcune scuole, i genitori abbiano rifiutato di sottoporre il figlio al tampone perché «sui social avevano letto che sarebbe stato iniettato un microchip con geolocalizzazione».
Il secondo appello è stato invece per la vaccinazione, ma non generico – come più volte in passato – bensì mirato per via di un fatto circostanziato: «Abbiamo riscontri del fatto che molti veneti rinviano la vaccinazione a dopo l’estate, un po’ perché ora il virus fa meno paura, un po’ perché non vogliono guastarsi le vacanze, un po’ perché sono convinti che spostando l’inoculazione più in là saranno più protetti nel clou di un’eventuale nuova ondata autunnale – ha detto Zaia -. Beh, forse è il caso di dirsi chiaramente che non è così: ci vogliono almeno 35 giorni per sviluppare una risposta anticorpale piena, per cui ottobre potrebbe essere già tardi». Senza contare che così facendo, si rischia l’imbuto dopo l’estate «mentre ora abbiamo 30 mila posti liberi nelle agende, che saranno presto riaperte anche dopo il 4 agosto (oggi si fermano a quella data, ndr .)». Nessuna polemica con Figliuolo sulle forniture («Abbiamo visto che nell’arco del trimestre i quantitativi sono sostanzialmente rispettati»), ribadita la contrarietà a qualunque tipo di obbligo, Zaia ha confermato che al momento nessuna notizia è arrivata sull’ipotetica terza dose per i primissimi vaccinati di gennaio.
Intanto è partita, ma non decolla, la vaccinazione nelle farmacie (quelle operative sono visibili nel portale vaccinicovid.regione.veneto.it ): «Le farmacie in Veneto sono 1.400 – è il resoconto dell’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin – di queste 136 hanno completato il corso di abilitazione e 68 hanno richiesto le prime fiale». Dal primo luglio sono state inoculate appena 233 dosi; quelle nei magazzini della Regione sono 565 mila.