Nel 2007 ci aveva già provato l’allora assessore regionale Flavio Tosi, con una delibera che si proponeva di «responsabilizzare» i medici di base. Ma a quanto pare non tutti si sono adeguati alla disposizione di precisare classe di priorità e sospetto di diagnosi nella prescrizione degli approfondimenti diagnostici per i loro pazienti, misura ritenuta necessaria allo scopo di contribuire ad accorciare le liste di attesa nella sanità veneta.
Così adesso ci riprova il governatore Luca Zaia, con una circolare che di fatto renderà indispensabili quelle indicazioni pena il blocco della ricetta al Centro unico prenotazioni, come annunciato ieri sera nel corso di XNews su Antennatre.
Ospite del talkshow condotto dal direttore Domenico Basso, il presidente della Regione ha sottolineato che l’obbligo è entrato in vigore il 1° ottobre. «Da giovedì non accettiamo più nei Cup le ricette senza indicazione della priorità e senza sospetto diagnostico», ha dichiarato Zaia, descrivendo poi la trappola in cui cadevano finora i fogli (ormai per la verità virtuali, dato il processo di dematerializzazione) privi di tali precisazioni. Per un automatismo del sistema, quelle prescrizioni finivano automaticamente nella cartella delle prestazioni «programmabili», quelle cioè da erogare anche nel giro di sei mesi, in quanto relative a «verifiche cliniche che non condizionano nell’immediato lo stato di salute». Verrebbe da chiedersi se ciò avvenisse per una dimenticanza del medico di famiglia o, piuttosto, per una sorta di resa dello stesso prescrittore di fronte alle insistenze del paziente nell’essere sottoposto ad esami e visite magari inutili.
Comunque sia, la Regione intende fugare ogni dubbio, tanto più in considerazione della scure alla sanità già calata (sui trasferimenti) o in corso di manovra (sulle prestazioni) da Roma. «Su questa nuova circolare – ha aggiunto Zaia a trasmissione finita – abbiamo trovato concorde la categoria dei medici di base, con cui stiamo dialogando in modo fattivo anche alla luce del taglio di 208 esami effettuato dal ministro Lorenzin e dal governo Renzi. Così facendo sarà proprio il medico, primo e unico titolato a diagnosticare una patologia, ad indicare con quale classe di priorità andrà effettuata ad esempio una tac o una ecografia utile a confermare o smentire una diagnosi».
Lo slogan che torna a riecheggiare è infatti «liste d’attesa zero». Un numero che curiosamente compare in appendice anche al progetto del nuovo super-ente (l’Azienda Zero, appunto) che fungerà da holding per le future 7 Usl provinciali. «In una mesata chiudiamo questa partita», ha stimato il governatore, confermando la volontà di stringere al massimo i tempi in consiglio regionale, nonostante proprio ieri l’opposizione sia tornata ad esprimere critiche e perplessità, fra l’altro con i tosiani che hanno svelato di aver chiesto l’intervento del prefetto Domenico Cuttaia «dopo aver tentato, invano e per mesi, di ottenere i dati della spesa sanitaria in Veneto».
Zaia ha inoltre rivendicato la decisione di ricorrere alla Corte Costituzionale pure in tema di sanità: «Siccome i veneti mi hanno eletto per difenderli, lo farei anche nei riguardi di un governo di centrodestra». Un’area politica di cui il leghista ha definitivamente affermato di non voler diventare la bandiera. «Ringrazio ancora una volta Matteo Salvini per le attestazioni di stima – ha ribadito – ma il leader è lui. Se ci saranno delle primarie serie, credo che potrà vincerle. Ma io non mi candiderò».
Ha invece già acconsentito a diventare testimonial della regione la trevigiana Letizia Moschin, neo-vice miss Italia, entrata in studio nel finale del programma. «Se lo fanno gratis – ha premesso il presidente- sarò onorato di avere lei, Federica Pellegrini, Bebe Vio, Silvia Marangoni ed altri giovani di talento in una squadra che potremmo chiamare “I gioielli del Veneto”». Va da sè che l’idea è nata un po’ così, nel bello della diretta. «Ma ci metto subito sotto un assessore a lavorarci», si è entusiasmato Zaia.
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 4 ottobre 2015