
«Veneto Welfare», il caso della società nata per promuovere la previdenza. Approvata la legge tra le polemiche, sarà finanziata dalla Regione: «Serviva?»
Nasce Veneto Welfare, da ieri la Regione Veneto ha una nuova società. Meglio, ha messo le basi per la creazione di un’altra partecipata che ha il ruolo di fare «promozione, informazione e assistenza qualificata in ordine alla previdenza complementare della popolazione regionale» si legge nel progetto di legge 224 proposto dal consigliere Antonio Guadagnini (Siamo Veneto) e approvato ieri dal consiglio Regionale con 24 voti favorevoli della maggioranza, 17 voti contrari di Pd, M5s e Mdp e tre astensioni. Tra le quali quella particolarmente vistosa di Marino Zorzato (Ap) che ha accusato Guadagnini di «aver scritto la legge ma non averla letta» e se alla fine non ha votato contro è solo «perché ho l’impressione che mai questa scatola sarà messa su».
È il primo e unico progetto di legge di Guadagnini, che e rappresenta l’indipendentismo veneto: «Questa legge aiuterà la battaglia dell’autonomia del Veneto», ha assicurato. La maggioranza l’ha difesa in aula se non a spada tratta ma con costanza nel respingere gli emendamenti che l’avrebbero snaturata. «È un cambio di paradigma, una rivoluzione – ha argomentato l’assessore al Lavoro Elena Donazzan – Una legge manifesto che è la declinazione del principio di sussidiarietà». La legge è ispirata alle esperienze di Trentino e Val d’Aosta, che gestiscono fondi pensione integrativi ai quali aderisce il 40% della popolazione. Ma la parte che impegnava la Regione Veneto a costituire un fondo integrativo istituzionale in prima persona è stata cassata in commissione ed è rimasta solo come possibilità demandata alla giunta. Il core business è dunque l’attività di promozione e informazione sui fondi pensione e sanitari. E per invitare i veneti a farsi la pensione integrativa c’è bisogno di creare una nuova società? Lo hanno chiesto a più riprese le opposizioni ieri in aula: Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia per il Pd, Piero Ruzzante di Mdp, Zorzato, Simone Scarabel del M5s hanno invitato invano ad affidare le funzioni a Veneto Lavoro e a far sì che la sede nella quale effettuare informazione sulla materia fosse prevalentemente quella del tavolo di crisi. Gli emendamenti in tal senso sono stati respinti, Veneto Welfare è legge.
Avrà autonomia organizzativa, amministrativa, contabile e patrimoniale. Un direttore con livello pari a quello di un dirigente regionale e non assunto attraverso bando ma in deroga, un revisore dei conti e personale o reperito con mobilità da Regione e altri enti oppure assunto con concorso e, in caso di progetti particolari, si potrà far ricorso a consulenti. Tutto questo con una dotazione per il 2017 di 40mila euro e di 110mila per gli anni successivi. Dai quali dovranno anche uscire i soldi per concedere contributi diretti per periodi limitati ai veneti che hanno perso il lavoro e non riescono più ad accantonare danaro da versare al fondo pensione. «La montagna ha partorito un topolino: 40mila euro è una somma ridicola», ha accusato Ruzzante. In realtà, nell’approvazione del bilancio di previsione, ogni anno saranno stanziate altre somme. «Un nuovo carrozzone: ma Luca Zaia lo sa che state approvando un nuovo ente che fa assunzioni e consulenze?», ribatte Ruzzante. «L’unica finalità che volete con questa legge è istituire questo ente», ha detto Scarabel, che ha proposto una montagna di emendamenti, alcuni dei quali approvati. La valutazione ogni due anni dell’ente, ad esempio che è piaciuto a Silvia Rizzotto (lista Zaia).
Monica Zicchiero – Il Corriere del Veneto – 11 luglio 2017