«Gli ambulatori infermieristici distrettuali potrebbero intercettare il 30 per cento dei codici bianchi dei nostri ospedali, quindi oltre mezzo milione di accessi, sgravando la pressione sul Pronto soccorso. Ma qui si parla tanto di potenziare il territorio e invece alle parole non seguono i fatti». Luigino Schiavon, presidente dell’Ipasvi, il collegio degli infermieri professionali provinciale, punta il dito sulla situazione attuale e sulla sofferenza delle attività territoriali.
«Se venisse attuata davvero una proposta simile, con naturalmente altri servizi affidati ai distretti, almeno una trentina di infermieri professionali disoccupati potrebbero essere assunti per gestire questi ambulatori con una copertura oraria di dodici ore e tutti i turni assicurati», aggiunge Schiavon. «Il territorio purtroppo è un buon alibi quando non si sa su chi scaricare le responsabilità, ma qui ci troviamo con la riabilitazione territoriale che è ridotta al lumicino e l’assistenza domiciliare infermieristica che soffre come poche. Chiaramente in questa partita i medici di medicina generale ritengono di avere un ruolo centrale, ma noi diciamo che al centro devono stare i cittadini, e tutti i professionisti della sanità possono dare risposte più efficaci: basta metterli nelle condizioni di farlo. E la prima cosa da fare è sancire che sul territorio vadano valorizzati tutti i professionisti, tra cui appunto gli infermieri. L’approccio alla cronicità del paziente, perché si invecchia anche da noi, è tipicamente un aspetto del lavoro infermieristico ma cozza contro altri interessi. Va fermato questo trend, ridefinendo l’assetto della medicina territoriale, le cure primarie e tenendo conto di ogni attività. Come Ipasvi stiamo trattando con la Regione e il Parlamento per riuscire in questa azione. Quindi, e lo sottolineo, servono meno parole e più fatti da parte di chi può cambiare la situazione, facendolo in fretta possibilmente».
Intanto l’Ipasvi provinciale continuerà ad essere impegnata anche per assicurare un futuro agli infermieri neolaureati. Nel prossimo mese di marzo ci sarà una nuova occasione per puntare a un impiego nelle cliniche inglesi, dopo il successo dei mesi scorsi quando, in tanti dal Veneto, decisero di sfruttare l’opportunità di trasferirsi in Inghilterra per trovare un buon contratto e avere mansioni di alto livello in quel sistema sanitario.
La Nuova Venezia – 27 gennaio 2015