di Filippo Tosatto. Un progetto naufragato, una nuova causa milionaria. Parliamo del Centro protonico per la terapia dei tumori di Mestre, un’idea sorta nel 2007, negli anni ruggenti (definiamoli così) di Giancarlo Galan, e sostenuta a spada tratta dal fedelissimo Antonio Padoan, all’epoca direttore generale dell’indebitata Ulss 12 Veneziana e (ad interim) di quella chioggiotta.
L’obiettivo era ambizioso: dotare la sanità veneta di un servizio all’avanguardia, capace di combattere con i fasci di neutroni una serie di neoplasie rare. Quasi un ospedale gemello accanto al neonato Angelo, da costruire in project financing. Con due ostacoli gravosi, però: i costi elevatissimi e la necessità di coinvolgere un bacino di almeno 10 milioni di utenti per ammortizzarli; un’eventualità, questa, vanificata sul nascere dalle contemporanee iniziative di Trento, dove il Centro è in fase di realizzazione avanzata, e di Pavia che (grazie al coordinamento dell’Istituto nazionale di fisica nucleare) lo inaugurerà nel febbraio 2010.
Ma tutto ciò non dissuade la giunta galaniana dal bandire la gara che premia la cordata d’imprese costituita da Gemmo, Medipass e Varian: i privati si impegnano a investire nell’opera 159,575 milioni, l’Ulss li rimborserà con 738 milioni spalmati in 19 anni. «Gli oneri finanziari del bilancio regionale schizzano da 0,9 milioni del 2007 ai 17,6 del 2009», obietta la Corte dei Conti mentre a Palazzo Balbi, conclusa la lunga stagione galaniana, arriva Luca Zaia. Padoan, orfano del grande protettore, entra presto in rotta di collisione con il governatore leghista ma non rinuncia al Centro protonico ed anzi firma il contratto, incurante dell’altolà delnuovo direttore generale della sanità, Domenico Mantoan, fermo nel precisare che l’oneroso obiettivo non rientra nella programmazione regionale; la giunta, per parte sua, nel gennaio 2013 esprime parere negativo attraverso una delibera che segna la parola fine al progetto.
Il seguito, è cronaca recente: Padoan – che denuncia un «accanimento politico» nei suoi confronti e rivendica la bontà delle scelte operate – viene sollevato dall’incarico (farà causa davanti al giudice del lavoro) mentre il suo successore, l’attuale dg Giuseppe Dal Ben, dichiara nullo il contratto stipulato. Tutto finito? Non proprio, perché la cordata d’imprese non la prende bene e avvia una causa civile contro l’Ulss Veneziana chiedendo un centinaio di milioni di danni per il mancato rispetto degli accordi. La prima udienza in tribunale è convocata il 13 dicembre e la Regione si è già costituita parte in giudizio: nel caso l’unità sanitaria fosse condannata a risarcire i privati, fanno sapere da Palazzo Balbi, la rivalsa legale nei confronti di Padoan sarebbe scontata. Ma cosa resta ai cittadini, oltre allo strascico avvelenato dei conflitti politico-manageriali? Tramontato il Centro, si tenta di dare ugualmente una risposta ai pazienti affetti da tumore che necessitano di terapie al ciclotrone. Per questo è imminente la stipula di un protocollo con Trento per assicurare le cure ai malati veneti in regime di convenzione.
Il Mattino di Padova – 27 ottobre 2014