Dopo anni di guerra ai piccioni, Venezia apre un nuovo fronte contro i gabbiani. Più numerosi e nel tempo sempre più aggressivi. Al punto che già dalla scorsa estate sono stati segnalati attacchi all’uomo, a operai che lavoravano sui tetti o persone che stendevano i panni in altana.
Per non parlare di piazza San Marco dove non è insolito osservarli scendere in picchiata sui vassoi dei camerieri dei bar a caccia di cibo facile o vederli uccidere e mangiare piccioni. Il punto è che non si spaventano e non temono la reazione dell’uomo.
I piccioni sono diminuiti drasticamente quando alcuni anni fa il Comune ha vietato la vendita del grano, anche se ora sono arrivati gli abusivi e da qualche anno Ca’ Farsetti non ha commissionato più indagini. I gabbiani sono un fenomeno che sta via via diventando più preoccupante. La mattina presto si aggirano per le calli, hanno imparato ad aprire i sacchetti delle immondizie e cercare avanzi, prima che gli spazzini riescano a raccoglierli. Ora con il tepore della primavera, le uova che si schiudono e i piccoli affamati da saziare, il problema si ripropone in tutta la sua forza.
Trovare una soluzione per Comune, Provincia e Usl 12 è tutt’altro che semplice, tanto che al momento non c’è in campo nessun progetto sperimentale in centro storico. Secondo i tecnici della Provincia i problemi sono di due ordini: prima viene la questione del cibo, immondizie per strada e scarti del mercato, e qui è coinvolta la modalità di raccolta dei rifiuti. Poi la presenza dei nidi, un’ottantina secondo il censimento del 2006, l’ultimo disponibile. E da allora sono cresciuti. Troppi per essere distrutti tutti.
Cosa che invece si potrebbe fare per spazi più piccoli. «In piazza San Marco che è uno spazio limitato si potrebbe pensare alla distruzione – spiega Giuseppe Cherubini responsabile settore Caccia e Pesca della Provincia – i nidi sono in Basilica, nel palazzo Ducale e nelle Procuratie, siamo disponibili a dare l’autorizzazione. Farlo su larga scala invece non è facile».
Del resto Veritas lo sta già facendo nell’isola di San Michele, ovvero il cimitero, dove le tombe erano diventate zona di attacchi molesti. Lì prima sono stati installati dei dissuasori sonori con versi dei rapaci che però, spiegano da Ca’ Farsetti, non hanno dato i risultati sperati. Lo scorso anno si era parlato di impiegare i suoni anche in piazza, ma poi è naufragato tutto di fronte ai problemi di fattibilità.
Ora tra le ipotesi si è aperta quella di impiegare un falco. La proposta è dei commercianti di piazza San Marco, che vorrebbero usare il rapace così come si fa negli aeroporti. «Dovrebbero essere fatti un paio di attacchi con il falco a settimana per qualche tempo – spiega Antonio Camali dell’ Associazione Piazza San Marco – gli esperti sono scettici sull’uso dei soli suoni dissuasori perché il gabbiano si abitua». È già stato fatto a Trafalgar Square a Londra per allontanare i piccioni e a Venezia se ne era già parlato una decina di anni fa.
Un falconiere esperto, che chiede di rimanere anonimo, frena: «In Italia ci sono problemi normativi, il gabbiano reale è una specie protetta e poi vanno fatti i conti con ambientalisti e opinione pubblica». Secondo il falconiere il rapace per essere efficace deve volare e cacciare, altrimenti il gabbiano capisce che è innocuo. «Servono cinque-sei animali per tre anni minimo – spiega – ci vorrebbero da sei mesi a un anno per inserirli nell’ambiente della piazza».
La direzione Ambiente del Comune non boccia a priori la proposta: «Vanno fatte valutazioni scientifiche, si deve capire se potrebbe funzionare». Secondo altri tecnici di Ca’ Farsetti non è così facile usare i falchi in uno spazio piccolo come la piazza. Anche il responsabile della Lipu Venezia Gianpaolo Pamio apre all’idea del falco ma senza falconiere, perché troppo legati al mondo del frodo: «Si potrebbero portare dei rapaci negli alberi ad alto fusto dei Giardini o di Sant’Elena, ma prima si deve capire se sono efficaci contro i gabbiani».
Il Corriere del Veneto – 8 aprile 2015