«I veneziani che mangiano pesce e mitili di laguna almeno tre volte alla settimana hanno nel sangue una concentrazione di diossina superiore a qualunque abitante della popolazione veneta».
Questo dato allarmante è stato espresso dall’Inca, il consorzio interuniversitario con sede a Marghera. L’Inca, ieri mattina, ha promosso all’auditorium Santa Margherita di Venezia un convegno sulla chimica ed i microinquinanti. «Purtroppo – ha affermato Stefano Raccanelli, direttore del laboratorio Inca – gli allarmi sulla contaminazione alimentare avvengono una volta che i prodotti sono stati per la maggior parte consumati. I veneziani, fra pesce di laguna e il petrolchimico, hanno gli stessi tassi di diossina nel sangue degli abitanti di Taranto. Eppure la Regione evita di prendere posizione, non avviando ricerche sui microinquinanti, perché attivarsi vuol dire sapere e quindi necessariamente prendere decisioni».
L’Inca ha preso anche in considerazione l’aspettativa di vita: se l’età media è aumentata, dal 2003 è crollato il diagramma che indica una vita “sana”. Insomma, si vive di più ma la salute viene deteriorata per l’aumentare di patologie cronico-degenerative, fra cui in primo luogo il cancro.
«Ora si vorrebbe chiudere questo laboratorio di ricerca – conclude Raccanelli – L’Inca lo ha offerto alla Regione, ma questa fa orecchio da mercante. Eppure la prevenzione dovrebbe essere fra i primi compiti istituzionali e l’unica arma per favorire la salute dell’uomo. In laguna, oltre a quanto non abbiamo ancora scoperto in merito ai microinquinanti, vige ancora la pesca abusiva, in luoghi fortemente inquinati. Sostanze cancerogene che poi ci troviamo nel piatto, a casa o al ristorante, e che facciamo mangiare ai nostri figli. Eppure l’obiezione che viene mossa agli “allarmisti”, medici e scienziati, pare sia che le sostanze cancerogene, in fondo, non ci danneggino più di tanto».
gazzettino.it – 2 aprile 2011