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Esuberi, 24mila dipendenti pubblici a rischio. Patroni Griffi torna all’attacco: non escludo licenziamenti

1a1a1_1aaaapatroni_griffi01gVentiquattromila dipendenti di troppo nella galassia pubblica, in centro e in periferia, 11mila dei quali nelle sole amministrazioni centrali, ministeri ed enti. La fotografia degli esuberi nel pubblico impiego è ancora sfuocata, e per conoscerei dati definitivi bisognerà attendere la fine di ottobre, a conclusione del confronto coi sindacati in cui saranno esaminatele piante organiche delle amministrazioni. Pur cercando di rassicurare i sindacati, nell’incontro dedicato al provvedimento sulla spending review, il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi deve tuttavia fare un’ammissione: «Non posso escludere licenziamenti, anche se il percorso che si apre non avrà nulla di traumatico, a differenza di quanto avviene in Paesi a noi vicini»

Come Grecia, Spagna e Portogallo. Una posizione, quella di Patroni Griffi, che è sostanzialmente interlocutoria. Non esclude i licenziamenti, ma farà di tutto per evitarli. Del resto, il ministro aveva già frenato la collega del lavoro, Elsa Fornero, che tempo fa aveva invece sollecitato norme per rendere licenziabili anche i dipendenti pubblici, evitando così disparità di trattamento con il settore privato. Una volta definite le piante organiche entro il 31 ottobre, ha chiarito Patroni Grilli ai sindacati, si vedrà se e come intervenire. Gli strumenti a disposizione sono diversi, e vanno dai trasferimenti da un ufficio all’altro fino al pensionamento (per chi ha i requisiti), oppure alla mobilità biennale all’80% dello stipendio. Il ministro ha inoltre confermato che non sono previsti tagli alle tredicesime dei dipendenti pubblici.

I commenti dei sindacati sono generalmente negativi, ma sulla risposta alla linea del govemo si registra una spaccatura. Cgil e Uil restano sulle barricate e confermano per il 28 settembre lo sciopero generale dei dipendenti della Pubblica amministrazione, degli Enti locali e della sanità. Anche I’Ugl aderirà alla protesta.

Non sarà però uno sciopero unitario. All’appello dello sciopero non risponde, infatti, la Cisl, il sindacato forse più rappresentativo nel pubblico impiego. Il segretario confederale Gianni Barata, pur confermando il giudizio negativo sulla spending review, ribadisce che la Cisl non parteciperà alla sciopero con gli altri sindacati, perché intende affrontare col governo tutti i temi in discussione. Barata è anche certo che alla fine della ricognizione sulle piante organiche non ci saranno eccedenze di personale: «Siamo convinti – spiega – che le amministrazioni centrali avranno margini per assorbirei lavoratori dalle altre amministrazioni». Un nuovo incontro col governo è fissato per settembre.

Il Giornale – 31 luglio 2012

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