Alla «Parola» si insegna ai ragazzini e si pratica l’equitazione ricreativa e per i portatori di handicap. Messaggio a Tosi e ai privati: un posticino in Valpantena. Cinzia rimasta presto orfana «adottò» una cavalla cieca. Poi il sogno di diventare istruttrice e aprire il centro: «Ora i cavalli sono sette ma c’è lo sfratto»
È una storia bella e, seppure un po’ triste, ingredienti base della trama sono sentimenti nobili quali amore, tenerezza, allegria e tanta voglia di futuro. Per il lieto fine, però, c’è bisogno del contributo di molte persone: a 360 gradi, di istituzioni, cittadini, aziende, associazioni di volontariato che lavorano insieme ai disabili. Ma cominciamo dal principio. C’era una volta una giovane ragazza che, dopo aver perso il padre quando era molto piccola, non appena maggiorenne dovette far fronte anche alla perdita della mamma. Ad alleviare l’enorme sofferenza di Cinzia Zamboni, classe 1974, l’amore per Sefora, una cavalla italo-polacca cieca. La ragazza montava Sefora da tempo e quando diventò cieca decise che per nulla al mondo si sarebbe separata da quell’animale, che per lei rappresentava l’unico affetto rimastole. Contro il parere di tutti, salì in groppa alla cavalla, azzardando addirittura il salto agli ostacoli. Decise di comprarla, salvandola dal macello. E da lì ricominciò la sua vita. Sefora ebbe un puledro, Blue Eyes come gli occhi vacui della mamma: con molti sforzi e sacrifici Cinzia prese altri cavalli e costruì un lavoro partendo dalla sua passione per l’equitazione. Ora la giovane è diventata una donna sicura di sé e determinata, si è fatta le ossa, formandosi come istruttrice e guida Engea e Fise con il brevetto per l’equitazione turistica e ricreativa per disabili e ha coronato il suo sogno fondando a Montorio, insieme a un socio, il centro ippico La Parola, di cui è presidente. Agli allievi, per lo più dai 12 ai 16 anni, che frequentano il centro, Cinzia insegna a cavalcare, a saltare gli ostacoli. A creare un legame e a comunicare con i cavalli ma anche con loro stessi e tra giovani, ad acquisire quella sicurezza e quella determinazione preziose non solo in sella ma anche nella vita di tutti i giorni. L’esperienza de La Parola è iniziata nel 2008 ma ora rischia di naufragare. Lì dov’è, il centro non può più rimanere, ma Cinzia non intende rinunciare alle attività dell’associazione. Non entra nei dettagli della vicenda, non cerca colpe o colpevoli ma punta dritto al sodo: «Entro qualche settimana dovremo lasciare gli spazi di Montorio e stiamo disperatamente cercando un posto in cui trasferirci e far ripartire le attività del centro: siamo sette cavalli, un’istruttrice( io), e due cani», fa appello Cinzia, che sta cercando a destra e a manca qualche spiraglio a cui aggrapparsi. Non sono necessari ettari su ettari di terreno, basta un campo magari con una vecchia stalla annessa dove con la buona volontà si possano allestire dei box per gli animali. «O anche uno spazio libero in cui le autorità ci permettano però di alzare qualche struttura in legno, sempre per box e maneggio. Tra le soluzioni possibili, anche quella di condividere uno spazio con qualche associazione di volontariato che si occupa di disabili: in cambio potremo impartire ai ragazzi lezioni di equitazione, ippoterapia. Non ho certo paura di rimboccarmi le maniche, di fare sacrifici, anzi, non vedo l’ora di poter ripartire con i miei ragazzi e i miei cavalli». Condizione fondamentale, però, la vicinanza con l’area della Valpantena: se non proprio Montorio, Pigozzo, San Felice, zona Marcellise o dintorni di Grezzana. Gli allievi del centro, insieme ai loro genitori, si sono già mobilitati per trovare una nuova sede a La Parola, inviando lettere e mail a presidente e consiglieri dell’ottava circoscrizione, personalità imprenditoriali della Zona, a Palazzo Barbieri e persino al sindaco Tosi. A loro, o magari a qualche lettore de L’Arena sensibile e interessato, l’opportunità di scrivere il lieto fine.
L’Arena – 13 settembre 2012