«Le imprese veronesi spesso non riescono a coprire nemmeno i costi di produzione. L’ortofrutta è andato un po’ meglio nel 2015, ma resta in sofferenza. Carne bovina e suina, molti allevatori chiudono e altri s’indebitano. C’è poi il problema del prezzo del latte. E il tabacco, che Verona rischia di perdere. Facciamo prima a dire chi non è in difficoltà: il mondo del vino Valpolicella, grazie anche al traino dell’Amarone».
Il quadro lo tracciava ieri, al Centro Agroalimentare, il presidente di Confagricoltura Verona, Paolo Ferrarese, durante l’assemblea provinciale dell’organizzazione. Gli ostacoli? «Burocrazia e ricerca che langue». Possibili soluzioni? «L’aggregazione della produzione, ragionando in termini di filiera». E così, ecco gli esempi veronesi citati da Confagricoltura: Agriform, cooperativa da «63 milioni di euro di export toccati trasformando, perfezionando e commercializzando il prodotto di alcune grandi realtà del lattiero-caseario» e il Consorzio Agrario Nord Est, sede a Verona, che «ha superato 450 milioni di fatturato con una rete di strutture commerciali, logistiche e produttive». Infine, il messaggio del presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi: «Le positive esperienze veronesi di aggregazione sono un esempio. Per anni siamo stati drogati dall’oppio dei contributi comunitari. Basta mendicare, giochiamo la nostra partita. Un messaggio al Veneto? Abbiamo bisogno di più Veneto a Roma e in Europa. Noi siamo per il federalismo. Ma se non riusciamo a fare una strategia agricola nazionale, saremo sempre perdenti».
Matteo Sorio – Il Corriere di Verona – 5 marzo 2016