Operato in giugno, durante la riabilitazione lamentò dolori. Ma non fu ascoltato. L’uomo, 47 anni, chiese di essere ricoverato o sottoposto a una visita. Lunedì sarà conferito l’incarico al medico legale per l’autopsia
Il Pronto soccorso dell’ospedale di Borgo Trento, al Polo Confortini A chiedere l’intervento della Procura sono stati i familiari di un uomo di 47 anni morto mentre attendeva di essere visitato. Morto nella sala d’attesa, dopo che per oltre un mese aveva lamentato dolori e chiesto di essere seguito. Una vicenda che ora è al vaglio della magistratura alla quale i familiari hanno presentato una denuncia – attraverso l’avvocato Maurizio Milan – con la quale hanno chiesto che venisse effettuata l’autopsia e il sequestro della cartella clinica. Lunedì verrà conferito l’incarico al medico legale individuato dal pm Elvira Vitulli e in quella occasione i 53 tra medici e infermieri indagati per l’ipotesi di omicidio colposo avranno la possibilità di nominare un consulente. Cinquantatre indagati, un numero elevatissimo che con tutta probabilità trova una spiegazione nel fatto che per settimane lui lamentò dolori e chiese di essere visitato. Cosa che non accadde. Il signor Pietro fu sottoposto il 12 giugno ad un intervento chirurgico di Bentall, venne portato in reparto senza che fossero insorte complicazioni e il 20 giugno fu trasferito per la riabilitazione in una casa di cura. E dopo qualche giorno iniziò il calvario: l’uomo lamentava lancinanti dolori intercostali ma non fu ascoltato e seguito, sostengono i familiari, tant’è che 9 giorni dopo firmò la lettera di dimissioni e tornò a casa. Dal 29 giugno al 17 luglio, giorno della morte avvenuta nella sala d’attesa del Reparto di Cardiologia, fu un susseguirsi di accessi in ospedale, di richieste di assistenza, di chiamate al medico curante perchè il signor Pietro, un uomo robusto, era sempre più debole e il dolore diveniva via via sempre più insopportabile. Chiamò l’ambulanza, chiese di essere portato in ospedale ma, stando alla denuncia, la richiesta non venne accolta. Due ore dopo, ed era il 12 luglio, non riusciva a respirare e il dolore era aumentato tant’è che i familiari lo accompagnarono al Pronto Soccorso. Tre ore dopo fu dimesso, gli venne riscontrata «broncopolmonite sinistro» e lo invitarono a recarsi dal medico curante. Non migliorò e tre giorni dopo tornò al reparto in cui era stato operato, lamentando perdita di sangue dalla bocca, non venne ricoverato perchè mancava la prescrizione ma venne medicato. L’indomani, preso dallo sconforto e piegato dal dolore, andò dal suo medico che gli prescrisse una serie di esami specialistici ma, si legge nella denuncia, l’ufficio accettazione dell’ospedale rilevò che nell’impegnativa non era specificata l’urgenza e non gli fecero nulla. Chiese, quasi supplicando, una visita che venne fissata il 17 luglio alle 9.30. Martedì andò in ospedale, lo fecero accomodare in sala d’attesa. Nessuno lo visitò, il signor Pietro morì aspettando il suo turno.
Fabiana Marcolini – L’Arena – 21 luglio 2012