«I controlli sugli effetti dei Pfas nel Colognese si stanno traducendo in verifiche sugli alimenti prodotti nel territorio e, almeno in parte, consumati». Ad annunciarlo è Massimo Valsecchi, responsabile del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 20. Il quale spiega che «è in corso una campagna di monitoraggio i cui termini erano stati stabiliti nell’ambito di un programma deciso dalla Regione, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità».
Insomma, in parole povere, sono in corso accertamenti sulla qualità di frutta, ortaggi e carne che vengono da quei Comuni della Bassa che ricevono per primi le acque, sia di falda che superficiali, che arrivano dal Vicentino e che sarebbero perciò direttamente esposti agli effetti di contaminazioni causate dalle sostanze di origine chimica utilizzate per impermeabilizzare stoviglie, carta e stoffe. Un inquinamento che è stato accertato grazie a studi risalenti a più di un anno e mezzo fa, anche se ancora non sono state adottate norme che stabiliscano ufficial mente il limite massimo consentito di tali sostanze nelle acque destinate al consumo umano. D’altro canto, la situazione di incertezza regnante fa si che non sia nemmeno ancora stato stabilito ufficialmente quali siano le conseguenze sulla salute fisica dei Pfas, per quanto non manchino studi compiuti in altri Paesi, ad esempio negli Stati Uniti, secondo i quali tali sostanze avrebbero un nesso diretto con patologie gravi e gravissime.
«Noi, in applicazione delle misure previste dalla Regione, abbiamo comunque avviato verifiche per stabilire se i Pfas finiscano negli alimenti, anche se per ora non abbiamo ancora dati sui quali fare considerazioni di alcun tipo», conclude Valsecchi.
C’è però anche un’altra questione che rimane aperta: quella delle verifiche sulla salute delle persone che vivono nel territorio che da decenni ha a che fare con l’inquinamento. Se i controlli su vegetali e negli allevamenti, stando a quanto spiega l’Ulss, sono già iniziati e andranno avanti a lungo, il «biomonitoraggio» sulla salute degli abitanti nel Veronese non è previsto. Per questo, nei Consigli comunali di Pressana, Cologna e Zimella si stanno votando dei documenti in cui si chiede alla Regione di estendere lo «screening», che partirà a gennaio, anche nel Veronese, oltre che nel Vicentino. Una proposta in merito alla quale ancora non si hanno risposte.
L’Arena – 3 dicembre 2014