Braccato. A dare l’allarme l’altro pomeriggio è stato lo stesso allevatore. A San Michele sono arrivati agenti della polizia di Stato, di quella Provinciale e l’elicottero. Per ore gli agenti hanno presidiato la zona, ma senza mai sparare un colpo. Accertamenti per individuare chi ha sparato
Era fuggito da una stalla che si trova in via Matozze, a San Michele Extra, proprio nella zona a ridosso della tangenziale. A dare l’allarme l’altro giorno era stato lo stesso allevatore, preoccupato sia per il toro che per le eventuali conseguenze. E infatti in zona in pochi minuti sono arrivate le pattuglie della Polizia stradale, delle Volanti e della polizia Provinciale. La Questura di Verona aveva chiesto anche l’intervento dell’elicottero del reparto speciale di Venezia, proprio per poter monitorare gli spostamenti del bovino dall’alto. Una ricerca che nonostante gli sforzi e l’impegno per evitare l’abbattimento dell’animale si è conclusa con una fucilata. E la morte del bovino. La questura sta ora attendendo la relazione su quanto avvenuto, proprio perchè l’impiego di uomini e mezzi era finalizzato non solo ad impedire che l’animale potesse creare danni o, peggio ancora, finire sulla tangenziale, ma anche per preservarlo.
Una caccia al toro che è durata ore, giocata sul filo della tensione ma soprattutto mirata a non abbattere l’animale, come era già successo in passato, quando diversi anni fa un toro fuggì da un allevamento di via Brazze (sempre nella zona tra San Michele e San Giovanni Lupatoto) e dopo essere stato rincorso per ore venne abbattuto a colpi di M12, la mitraglietta in dotazione alle forze di polizia. Ma l’altro giorno non era questa l’intenzione, al contrario. Lo spiegamento di forze, sul campo e in aria, è stato notevole e sul luogo della fuga è arrivato anche il personale veterinario allertato dalla polizia. Per un po’ il toro è stato controllato a vista, lo scopo era di impedirgli di avvicinarsi – o peggio di entrare – alla complanare e per questo le pattuglie avevano presidiato la zona. Ma l’animale, assaporata la libertà, aveva iniziato a spostarsi. E dietro a lui gli agenti e il personale dotato di fucili caricati con il narcotico. È entrato in un boschetto, scomparendo alla vista delle pattuglie ma non a quella degli agenti sull’elicottero che erano riusciti a individuarlo a e comunciarlo ai colleghi a terra. Una volta tornato allo scoperto si era poi addentrato in un campo di granturco, ed era scomparso di nuovo. Ore di avvistamenti e di tentativi di avvicinamento per sedarlo. Poi l’abbattimento ma non da parte delle forze di polizia. Al momento non è stato chiarito chi abbia sparato e se era autorizzato a farlo anche se è previsto che la polizia provinciale possa avvalersi delle cosiddette «guardie giurate volontarie», cittadini iscritti ad un’associazione ittica, venatoria o agricola che coadiuvano gli agenti della polizia provinciale. Otto anni fa, sempre nella stessa zona, un altro toro di diversi quintali, Pompeo, aveva impegnato per ore le Volanti e dopo un estenuante inseguimento era diventato pericoloso. In quell’occasione fu il proprietario ad autorizzare l’abbattimento. A raffiche di M12
L’Arena – 9 agosto 2012