Motori al massimo per la spending review che, dopo il rinvio di martedì scorso, verrà esaminata già domenica sera a palazzo Chigi, da Mario Monti e Vittorio Grilli, presumibilmente appena rientrati da Bruxelles. Il vertice è stato già informalmente convocato: vi parteciperanno oltre a Giarda, Patroni Griffi e Enrico Bondi, anche i vari ministri di spesa che saranno chiamati a dare le ultime rifiniture al decretone che sarà varato dal consiglio dei ministri il giorno successivo, lunedì. Giallo fino all’ultimo sul pubblico impiego: resta in ballo l’ipotesi di un intervento sugli esuberi over 60 (che avrebbero due anni di mobilità all’80 per cento dello stipendio), in alternativa sarebbero colpiti solo i dirigenti. Inoltre si parla di blocco totale del turn over, di riduzione della pianta organica, ma anche di spostamento del pagamento della tredicesima al gennaio del 2013.
Tutto l’insieme dei tagli agli apparati dello Stato è nel menù: si va dall’intervento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefetture. Non saranno risparmiate anche misure tradizionali: come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettriche, per il riscaldamento degli uffici e l’aria condizionata.
Monti mira così a chiudere il cerchio della blindatura dei conti italiani ed è pronto a rientrare per il varo immediato della doppia operazione di l’attacco agli sprechi e di «manutenzione» dei conti pubblici. Di fatto si tratterà di una sorta di manovra che anticiperà la legge di stabilità e si collocherà su un orizzonte temporale triennale: si parla di un intervento di 25-30 miliardi, tra il secondo semestre di quest’anno (6-7 miliardi) e il biennio 2013-2014 con tagli e risparmi di 10-13 miliardi all’anno. Sul piano delle misure, gli uffici legislativi dei vari ministeri lavorano a pieni giri con il coordinamento in mano al ministero del Tesoro.
Nella caccia alle risorse sarebbe in prima fila Bondi che sarebbe in grado di ridurre le spese per l’acquisto di merci e servizi per 4-5 miliardi. Il resto verrebbe principalmente dal sanità (1-1,5 miliardi) e pubblico impiego (circa 1 miliardo). Il pacchetto sanità prevederebbe 400 milioni (che coinciderebbero con l’operazione Bondi sugli acquisti); circa 300 milioni verrebbero dalla revisione della filiera del farmaco con risparmi per Asl e ospedali; il resto potrebbe arrivare dalle ricette elettroniche per i medici di base e da un fondo assicurativo per risarcire i danni eventualmente provocati dalla sanità e attualmente in carico allo Stato.
Giallo fino all’ultimo sul pubblico impiego: resta in ballo l’ipotesi di un intervento sugli esuberi over 60 (che avrebbero due anni di mobilità all’80 per cento dello stipendio), in alternativa sarebbero colpiti solo i dirigenti. Inoltre si parla di blocco totale del turn over, di riduzione della pianta organica, ma anche di spostamento del pagamento della tredicesima al gennaio del 2013. Tutto l’insieme dei tagli agli apparati dello Stato è nel menù: si va dall’intervento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefetture. Non saranno risparmiate anche misure tradizionali: come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettriche, per il riscaldamento degli uffici e l’aria condizionata.
La manovra sembra inevitabile. Sul tavolo infatti oltre al pressing che arriva da più parti per scongiurare l’aumento dell’Iva negli ultimi tre mesi di quest’anno e per il prossimo, ci sono anche le spese impreviste per il terremoto dell’Emilia, il pacchetto delle misure inderogabili (dalle missioni di pace al 5 per mille). Senza contare che la recessione, e il mancato gettito di 3,4 miliardi nei primi quattro mesi dell’anno, mette a rischio l’obiettivo dell’ 1,7 percento di deficit-Pi di quest’anno.
Repubblica – 28 giugno 2012
Spending review dopo il vertice Nel mirino il pubblico impiego
Nello staff del presidente del Consiglio si respira un clima di relativa tranquillità. Le strutture di Palazzo Chigi hanno il mirino puntato su Bruxelles e sui risultati del vertice dal quale è previsto che Monti torni con un accordo pieno in tasca. In agenda per domenica è rimasta solo una riunione tecnica allargata a tre o quattro ministri per trovare la quadra definitiva sull’applicazione concreta delle misure che prenderanno forma nella spending review. Un incontro calendarizzato e preparatorio dei vari pezzi sulla razionalizzazione della spesa degli enti pubblici arrivati sulla scrivania di Monti dai vari dicasteri. Il primo testo organico sulla razionalizzazione della spesa potrebbe già essere scritto domenica sera, dunque, ma presentato al premier solo lunedì visto che se il summit europeo si chiuderà rispettando i limiti imposti, dunque nella serata di domani, Monti volerà direttamente a Milano senza fare tappa a Roma. Questo secondo il programma. Che non prevede strappi e dà per scontata una conclusione positiva del confronto con la cancelliera Merkel. Non è contemplato il fallimento delle trattative. Solo per motivi precauzionali però è stato chiesto, come di routine negli ultimi tempi, ai ministri e ai tecnici ministeriali degli uffici legislativi di non allontanarsi dalla Capitale.
Insomma una libertà vigilata soprattutto in considerazione che a Roma domani è la festa di San Pietro e Paolo, patroni della città, e gli uffici pubblici sono chiusi. Una tentazione troppo forte per non impostare un week end lungo di fine giugno. Progetti di spostamento sconsigliati dunque. Ma solo per dare un segnale ai mercati nell’ipotesi peggiore e cioè che il vertice di Bruxelles rimanga aperto nelle soluzioni e, già da lunedì, si debba dare un segnale forte ai mercati che in attesa di accordi definitivi, l’Italia non ha alcuna voglia di abbandonare la strada del consolidamento dei conti.
Le ipotesi sul tappeto per la spending review sono le stesse circolate nei giorni scorsi e cioè riorganizzazione della pubblica amministrazione, con l’utilizzo della mobilità per i dipendenti pubblici. Riduzione del-le province. Accorpamento – inizialmente dei servizi – per i 4.000 comuni al di sotto dei 1.000 abitanti. Poi riduzione drastica delle società pubbliche «locali» e risparmi sul fronte sanitario con la norma – già votata dal parlamento – che obbliga le Usl a rinegoziare i contratti di fornitura troppo onerosi, e nel caso, annullando accordi già presi. Secondo il calendario lunedì è previsto il confronto prima con i sindacati e poi con gli enti locali. Quindi sarebbe previsto – ma la convocazione non è ancora stata fatta – un Cdm per il confronto collegiale e il varo. Il governo punta a raccogliere per quest’anno i 5-7 miliardi che consentiranno di bloccare il previsto aumento Iva di due punti che dovrebbe scattare dal primo ottobre, ma anche a finanziare interventi di rilancio della crescita e di ricostruzione in Emilia. E gli interventi, a regime, potrebbero valere sui 13 miliardi. I ministeri hanno già preparato i propri interventi male scelte devono ancora essere compiute collegialmente. Le risorse per bloccare l’aumento Iva, che avrebbe l’effetto di rallentare ancora la crescita, sembrerebbero già messe al sicuro. Ma gli interventi potrebbero essere più incisivi, per stendere un cordone di sicurezza contro il calo di gettito dovuto al rallentamento economico e per ammortizzare il rischio di una maggiore spesa per interessi. Il parlamento ha invece approvato una norma che di fatto anticipa l’arrivo dei «costi standard» per le Asl: dovranno verificare i prezzi previsti per l’acquisto di beni e, se risulteranno troppo alti, dovranno avviare una procedura di rinegoziazione. Se non riescono a spuntare un prezzo migliore potranno recedere dal contratto. Novità anche per i consumi di energia. Il capitolo sanità prevederebbe un taglio di circa 1 miliardo su beni e servizi, ma sarebbe salvo il cosiddetto «fondino» da 1,8 miliardi, su cui Bondi aveva puntato gli occhi. Altri interventi potrebbero arrivare con nuovi tetti per i farmaci. Di certo la riorganizzazione della spesa pubblica («non ci saranno solo tagli», ha assicurato il ministro Patroni Griffi) passerà per un taglio delle provincie. A seconda dei criteri usati si andrà da un minimo di 20 ad un massimo di 42 provincie in meno. Ma non sfuggiranno nemmeno i comuni: sotto i 1.000 abitanti – e sono circa 4.000 quelli interessati – dovranno puntare ad unire i servizi. C’è poi il nodo «dipendenti pubblici». La riorganizzazione passera attraverso la «mobilità» così come già prevista dalla legge. Mai sindacati sono già in allarme.
Il Tempo – 28 giugno 2012
Una spending review da 21 miliardi
Costi dello Stato. Attesi 5 miliardi nel 2012 e 16 nel 2013 da pubblico impiego, sanità, consulenze, auto blu, Province
II Governo mette nero su bianco gli obiettivi da conseguire con la spending review: «Almeno 5 miliardi entro il 2012 e circa 16 miliardi nel 2013». E lo fa nella relazione illustrativa al decreto sulle dismissioni che è stato pubblicato ieri in Gazzetta. Ma l’accorpamento delle Agenzie fiscali e la riduzione del personale di Mef e Palazzo Chigi, contenuto al suo interno, rappresenta solo il primo step. Gli interventi più corposi arriveranno lunedì con un nuovo decreto. Il varo del Dl è atteso nel pomeriggio dopo gli incontri che il premier ha già fissato, alle 9, con le parti sociali e, alle 11 con i governatori e gli enti locali. A meno che un’improvvisa accelerazione non porti Mario Monti ad anticipare l’approvazione del provvedimento a domenica sera quando dovrebbe tenersi un vertice informale tra i ministri per fare il punto sull’esito del Consiglio Ue e sulle decisioni da assumere l’indomani. All’interno del Dl dovrebbero trovare posto le misure anticipate ieri.
A partire dal pacchetto sul pubblico impiego con una stretta sul personale comandato presso altre amministrazioni, il contenimento dei costi sui buoni pasto (per tutti a 7 euro o riduzione di 2 euro) che sta provocando molte proteste tra gli statali, il giro di vite sulle consulenze e una nuova riduzione del 20% delle auto blu. Nelle prossime ore dovrebbe anche essere sciolto il nodo sui tagli alle piante organiche e sulla gestione degli esuberi. La riduzione degli organici dovrebbe essere del 20% per i dirigenti e del5% per gli altri dipendenti, interessando così 20-30mila. A uscire sarebbero gli statali che ante riforma Fornero avevano raggiunto a fine 2011 i requisiti per il pensionamento. Per gli altri scatterebbe la mobilità per due anni con successivo licenziamento.
Altro pilastro del decreto dovrebbe essere il piano Bondi sugli acquisti di beni e servizi, in particolare su quelli della sanità. Pressoché certo appare il ricorso a costi e fabbisogni standard, così come la centralizzazione della gestione delle forniture per tutte le Asl. Questi interventi verranno rafforzati da una parte del pacchetto-Balduzzi (su cui si veda altro articolo a pagina 30. A completare le misure messe a punto del Governo dovrebbe intervenire il preannunciato taglio delle Province (42 su 107) che manterrebbero però le funzioni su territorio, ambiente, viabilità. In abbinata ci sarebbero l’avvio delle 10 Città metropolitane e il taglio di agenzie ed enti regionali. Ma l’Upi teme che su tutto questo pacchetto di disposizioni pesino i «veti delle Regioni» denunciati ieri dal presidente Giuseppe Castiglione al termine dell’assemblea nazionale. Nel corso della quale sono stati presentati i dati sui bilanci 2011 delle Province: la spesa totale è stata di 11,8 miliardi di cui 8,4 di parte corrente (-64% sul 2008) e 24 in conto capitale (-31%). Intanto la capigruppo alla Camera ha fissato il calendario per l’esame dei decreti legge. La prossima settimana (dal 2 al 6 luglio) l’Aula licenzierà il decreto sulla “spending review 1” (quello che assegna i poteri a Bondi) così da poterlo rinviare al Senato per la definitiva conversione in legge prima della scadenza del 7 luglio. Mentre il decreto in arrivo (“spending review 2”), dovrà approdare all’esame dell’Aula della Camera il 2 agosto prossimo. Il Dl che sarà licenziato lunedì, infatti, partirà dal Senato dove potrebbe imbarcare anche il decreto legge sulle dismissioni con l’anticipo di spending sull’amministrazione finanziaria.
Il Sole 24 Ore – 28 giugno 2012