Con una lettera indirizzata all’assessore regionale alla sanità, al presidente e al vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale, la Federazione degli ordini veterinari del Veneto torna sul progetto dell’Ulss 9 di inserire nella propria organizzazione aziendale la figura dell’Assistente specializzato (Asu) al posto del veterinario ufficiale e sull’utilizzo del task shifting, ricetta di “risparmio” ritenuta decisiva per ridurre i costi dei servizi, semplicemente incaricando personale che non è in possesso delle qualifiche necessarie ma che verrebbe “istruito” con un semplice corso di 800 ore, tra l’altro a carico del Ssn. Sulla questione era intervenuto per primo, a metà dicembre, il Sivemp Veneto, con una nota di preoccupazione in cui veniva denunciata con forza l’intenzione di ridimensionare il ruolo dei veterinari pubblici nelle ispezioni e controlli sugli alimenti di origine animale.
Non possiamo quindi che apprezzare l’iniziativa odierna della Frov di manifestare ai vertici regionali tutto il disagio e lo sconcerto di fronte a progetti non solo nebulosi ma anche potenzialmente pericolosi per la salute pubblica.
Come il Sivemp Veneto ha già avuto modo di sottolineare “segnali in questa direzione da qualche tempo sembrano succedersi con allarmante frequenza. Sono elementi di grave preoccupazione non solo e non tanto per la nostra categoria, in particolare per i giovani colleghi che affrontano un corso di laurea e la relativa specializzazione per prepararsi al lavoro, ma anche per la stessa efficacia dei controlli e la sicurezza alimentare finale dei consumatori”. Il Sivemp Veneto ha ribadito come la presenza ed il ruolo specializzato di «igienista degli alimenti» del veterinario ufficiale, non solo siano previsti dalla legge, ma siano indispensabili e vadano assicurati. Essi sono una garanzia per la salute pubblica e per il valore delle stesse produzioni agroalimentari.
Ora la Frov, nella lettera inviata ai vertici regionali, evidenzia che la scelta italiana di riservare questa funzione di controllo a veterinari laureati si è rivelata “lungimirante e vincente”, come le emergenze veterinarie degli ultimi anni hanno dimostrato: “Chiunque abbia visitato un macello industriale sa che vi è appena il tempo, per un occhio esperto, di espletare i compiti che la normativa assegna ai veterinari ispettori. Se un assistente tecnico non fosse in grado di identificare situazioni di pericolo, per mancanza di competenze appropriate, non vi sarebbe più alcuna possibilità di intercettare quel problema e quell’alimento finirebbe sulle tavole dei consumatori”.
Per la Frov si va “ridisegnando o almeno immaginando una sanità pubblica veterinaria assolutamente non in linea con l’organizzazione in merito che il nostro paese si è data”. Quanto al ‘task shifting’ pensare “tale pratica utile ad efficientare le risorse è fuorviante nell’attuale contesto socio economico oltre che calata in un contesto organizzativo non adeguato” .
Al riguardo il neosegretario del Sivemp Veneto, Franco Cicco, ha ribadito che iniziative come quelle cui stiamo assistendo finiscono per creare solo pericolose confusioni di ruoli e di compiti: “Questa escalation che vuole ridimensionare la nostra professionalità ci inquieta e ci allarma perché frammentando e indebolendo i controlli sulla catena alimentare i rischi sanitari e gli stessi costi sociali sono destinati ad aumentare”.
“In un momento in cui i sindacati medici della dipendenza sono convocati dal ministro Lorenzin per affrontare i nodi del comma 566 della legge di Stabilità, che prevede un accordo Stato- Regioni sulle nuove competenze professionali – afferma Cicco -non possiamo che ribadire con forza come l’ispezione nei macelli sia un atto medico che non può essere delegato a personale diverso dal veterinario igienista laureato e specializzato.
A cura del Sivemp Veneto – 5 marzo 2015