Pagina a cura di Marzio Bartoloni, il Sole 24 Ore. Saranno esattamente in 79.451 i candidati che si presenteranno a cominciare dal 8 settembre ai test nazionali di ammissione. Ma quali sono i corsi a numero programmato e sono ancora una garanzia per l’accesso al mercato del lavoro? Sono tutti i corsi gestiti a livello centrale dal ministero dell’Istruzione che stabilisce tempistiche e modalità di ammissione e fanno riferimento per ogni facoltà ad un’unica graduatoria nazionale che comprende tutti le università italiane. Si tratta di medicina e chirurgia, odontoiatria, veterinaria e architettura. Tutti gli altri corsi a numero chiuso sono gestiti dai singoli atenei (pubblici e privati), che possono scegliere in autonomia domande, date dei test, posti a disposizione eccetera. A metà del guado, perché gestiti parzialmente dal ministero insieme agli atenei, si pongono scienze della formazione e professioni sanitarie.
Per essere ammessi ai corsi ad accesso programmato va superato un test di ammissione: una prova con 60 quiz cui rispondere in 100 minuti come negli anni passati, mentre la ripartizione del numero di domande per ciascun argomento è stata modificata privilegiando i quesiti delle materie “disciplinari” con una riduzione delle domande di cultura generale e di logica. Le date delle prove sono state ovviamente già stabilite: si comincia con medicina e odontoiatria il prossimo 8 settembre, il giorno dopo ci sarà il test di veterinaria il 9, quella di architettura il 10 mentre le prove per medicina in inglese sono fissate per il 16. Con un antipasto, quello di professioni sanitarie, il 4 settembre.
Il test più atteso è quello di medicina e odontoiatria, dove si presenteranno in 60.639 (per 9.513 posti disponibili), in calo rispetto all’anno scorso quando erano 64.187. Gli aspiranti architetti sono invece 10.994 (per 7.802 posti), erano 11.884 al test del 2014. Infine, in 7.818 si sono iscritti alla prova di veterinaria (per 717 posti), rispetto ai 6.940 del test precedente. Per il test di medicina in lingua inglese ci sono 3.918 iscritti, rispetto ai 4.954 dello scorso anno, con 204 posti per cittadini comunitari e non residenti in Italia e 101 per i non comunitari residenti all’estero.
Ma quali sono le prospettive occupazioni per questi corsi? I?dati di Almalaurea – il consorzio tra atenei che monitora l’ingresso nel mondo del lavoro – mostrano buone performance, soprattutto per chi sogna di fare il medico.
Tutti i laureati di questi corsi pagano un prezzo:?l’attesa per un lavoro stabile è più lunga – anche perché?la formazione spesso continua dopo la laurea -, ma poi i risultati si vedono anche sulle retribuzioni più alte. «Per queste lauree – avverte Francesco Ferrante consulente scientifico di Almalaurea – non si può fare un discorso generale. Medicina per esempio garantisce ottime performance professionali, meno le altre. Ma è indubbio che in questo caso il dato sull’occupazione deve essere letto almeno a cinque anni di distanza dal titolo, vista l’incidenza che hanno i percorsi di specializzazione».
VETERINARIA . Il posto è sicuro ma per avere un reddito alto ci vuole tempo
Una laurea in veterinaria paga già dopo un anno per tasso di occupazione, stabilità lavorativa ed efficacia del titolo che risultano superiori alla media degli altri laureati. Più bassi in media invece i guadagni, un dato che testimonia quanto l’esercizio della libera professione (molti aprono studi veterinari) richieda tempi più lunghi per ottenere un riconoscimento economico.
Gli ultimi dati di Almalaurea sulle chance occupazionali dei laureati magistrali a ciclo unico in veterinaria già a 12 mesi dalla laurea (laureati del 2013) parlano chiaro: se si considerano anche coloro che sono in formazione retribuita, il tasso di occupazione raggiunge il 58,5% a fronte del 49% rilevato sul complesso dei laureati magistrali a ciclo unico. Mentre il tasso di disoccupazione si attesta al 28% (è il 30% a livello nazionale). La stabilità è addirittura del 59%, a fronte del 38% registrato sul complesso dei laureati e si caratterizzata soprattutto per una maggior presenza di lavoratori autonomi (il 54% dei veterinari rispetto al 26% dei dottori magistrali a ciclo unico, un dato su cui pesa l’incidenza di chi apre uno studio); mentre i contratti a tempo indeterminato interessano solo il 5% dei veterinari (è il 12% per gli altri laureati). Il guadagno mensile netto è pari a 731 euro netti mensili, a fronte dei 1.024 euro della media nazionale. A cinque anni dal titolo il tasso di occupazione cresce arrivando a coinvolgere il 91% dei veterinari mentre la stabilità lavorativa tocca l’85% : cresce ulteriormente la quota di lavoratori autonomi (l’80% a fronte del 50% della media) e si attesta invece al 5% la quota di coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato (è il 28% della media).
Anche il guadagno mensile netto aumenta raggiungendo i 1.070 euro netti contro i 1.283 euro per il complesso dei laureati magistrali a ciclo unico. L’efficacia del titolo di studio secondo i laureati è molto elevata: secondo l’indagine Almalaurea a cinque anni dal titolo la quasi totalità dei veterinari (94%) dichiara il proprio titolo molto efficace.
MEDICINA E PROFESSIONI SANITARIE Candidati in calo ma prospettive sempre buone
La scelta del camice bianco funziona ancora, anche in tempi di crisi. Una laurea in medicina è nonostante tutto una buon passepartout per il lavoro; il percorso per arrivare alla stabilizzazione è sicuramente più lungo anche perché dopo il diploma chi vuole fare il medico deve anche specializzarsi con corsi che durano in media tre o a quattro anni, ma alla fine questo titolo funziona sia per l’alto tasso di occupazione che per i guadagni in media più alti che per gli altri laureati. E quest’anno ci sono anche meno candidati (si veda l’articolo sopra).
Secondo l’ultimo rapporto di Almalaurea, infatti, già a 12 mesi dalla discussione della tesi di laurea, il tasso di occupazione, considerando anche coloro che sono in formazione retribuita (i cosiddetti specializzandi che lavorano nelle corsie) raggiunge il 46,5%, a fronte del 49% rilevato sul complesso dei laureati magistrali a ciclo unico ma con impieghi più stabili. Il tasso di disoccupazione si attesta a tre punti sotto la media nazionale: 27% contro 30% (anche qui incide il fatto che la formazione post-laurea è una strada perseguita da molti neo-laureati in medicina).
Ad ogni modo, la stabilità contrattuale, già a un anno dal titolo, si attesta al 48,5% tra i laureati in medicina contro il 38% della media nazionale degli altri laureati. In particolare – fa sapere Almalaurea – il 46% dei medici svolge un’attività autonoma (la media è al 26%), mentre il 2,5% dichiara di avere un contratto a tempo indeterminato (la media nazionale è al 12%). Al contrario la precarietà, a un anno dalla laurea, caratterizza il 51% dei medici (mentre è al 62% per i laureati magistrali a ciclo unico), in particolare il 25% ha un contratto a tempo determinato. Buone anche le aspettative per quanto riguarda i guadagni: già dopo dodici mesi dal titolo i laureati in medicina arrivano a guadagnare 1.258 euro netti al mese, contro i 1.024 degli altri laureati a ciclo unico. Non stupisce pertanto che i giovani medici diano un giudizio molto elevato sull’efficacia degli studi nel trovare una occupazione: secondo l’indagine di Almalaurea il 96% dichiara il proprio titolo di studio «molto efficace» contro il 75% del complesso dei laureati magistrali a ciclo unico.
Il tasso di occupazione cresce poi a cinque anni dalla laurea e sale al 95% (a fronte dell’87% degli altri lauerati). Il tasso di disoccupazione si attesta intorno ad un fisiologico 1% rispetto al 7% rilevato sul complesso degli altri con titoli magistrali a ciclo unico. Dal punto di vista della stabilità lavorativa cresce la quota dei medici impegnati in attività autonome effettive – il 59% – a fronte del 50% della media nazionale, mentre rimane assolutamente marginale la percentuale di quanti risultano assunti a tempo indeterminato (4% contro il 28% del complesso dei laureati). La precarietà scende invece al 37% a fronte del 22% registrato a livello nazionale. Il guadagno mensile netto cresce infine raggiungendo i 1.678 euro netti mensili (è di 1.283 nella media degli altri lauerati). Anche il giudizio sull’efficacia del titolo nel lungo periodo aumenta ulteriormente: addirittura il 99% dei laureati in medicina e chirurgia dichiara ora il proprio titolo molto efficace, a fronte dell’88% della media degli altri laureati. Naturalmente, dal punto di vista del ramo economico di inserimento professionale, praticamente la totalità dei medici lavora nel campo della sanità.
Restano buone le performamce occupazionali anche per chi sceglie una laurea triennale in una delle 22 professioni sanitarie: in media a un anno dal titolo trovano lavoro il 61,2 per cento.
La situazione migliora comunque con il tempo, visto che a cinque anni dalla laurea l’occupazione sale al 90%, cosa che dimostra un’elevata richiesta di professioni sanitarie all’interno del mercato del lavoro confermata, secondo quanto riporta AlmaLaurea, dal fatto che il 42% degli occupati ad un anno dalla laurea ha un lavoro stabile, per lo più con contratti a tempo indeterminato.
In più, sempre ad un anno dal conseguimento del titolo, i laureati delle professioni sanitarie possono vantare una retribuzione più elevata rispetto agli altri laureati (1.094 euro contro i 1024 degli altri).
Analizzando poi la media dei dati degli ultimi sette anni disponibili – dal 2007 al 2013 – si confermano per l’alto tasso occupazionale ai primi cinque posti con media dell’87% Fisioterapista, Logopedista e Igienista Dentale, seguiti da Audioprotesista con l’83% e Podologo con l’82%. Agli ultimi cinque posti si piazzano invece assistente sanitario (53%), ostetrica (48%), tecnico di laboratorio (47%), tecnico neurofisiopatologia (45%), e tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria (41%). Il prossimo4 settembre partirà la procedura per gli esami di ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie. In tutto ci sono 25.522 posti disponibili (1.086 in meno rispetto allo scorso anno). In prevalenza la differenza in negativo di circa 2 mila posti riguarda la professione di Infermiere dato che i posti disponibili quest’anno sono scesi in tutto a 15.144.
Il Sole 24 Ore – 27 agosto 2015