Le misure: dal conto in banca ai figli, stretta sui trucchi per aggirare le regole. il governo accelera per utilizzare l’Isee nel calcolo dell’Imu per le famiglie abbienti
ROMA – Ci sono novità che faranno discutere: per misurare la ricchezza di una famiglia non si terrà conto solo del reddito dichiarato nel 730 ma di tutte le entrate, compresi gli assegni per i figli, le pensioni di invalidità o le borse di studio. E altre che chiudono un buco imperdonabile, nel quale finora si sono infilati in parecchi: per tirare via dal calcolo i risparmi non basterà dire di non avere un conto in banca, come fa oggi l’80% degli italiani con punte del 96% al Sud (no, non è un refuso). Le autocertificazioni andranno incrociate con la banca dati del Fisco e chi dichiara il falso ne pagherà le conseguenze.
Il governo riscrive l’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente, più semplicemente il riccometro. Serve a misurare la ricchezza, mettere le famiglie in fila in quelle graduatorie che i funzionari del Comune scorrono dal basso verso l’alto, dai poveri ai ricchi. E quindi a decidere chi ha diritto ad alcuni servizi sociali, dagli asili nido alle borse di studio, oppure quanto li deve pagare, come per le mense scolastiche. Dopo 15 anni di servizio non troppo onorato il vecchio Isee aveva mostrato ormai tutti i suoi difetti. E la nuova versione era stata varata già dal governo Monti. Mancava però il via libera delle Regioni, arrivato ieri in cambio della licenza di aggiungere qualche piccola variazione sul tema. Per farlo entrare in vigore adesso serve il parere delle commissioni parlamentari, che il ministro degli Affari regionali Graziano Delrio si augura «arrivi il prima possibile». Una fretta che si spiega non solo con la volontà di complicare la vita ai «ladri di welfare». Ma anche con l’idea di usare il riccometro per calibrare la nuova Imu.
Se la tassa sulla prima casa peserà davvero più sui ricchi, come vorrebbe il Pd, allora non sarà legata al reddito puro e semplice, con tutti i rischi che comporta l’evasione fiscale. Ma proprio all’Isee, che scatta una fotografia più fedele della solidità economica di una famiglia.
Il nuovo riccometro, ad esempio, terrà conto di tutte le azioni e i titoli che si hanno in portafoglio, di tutti gli immobili, anche all’estero. Sui risparmi in banca, in realtà, un buco ancora c’è. Resta utilizzabile il vecchio trucco di togliere tutti i soldi dal conto, firmare l’Isee dichiarando di non avere risparmi, e poi versare di nuovo tutti i soldi sullo stesso conto. Un gioco delle tre carte contro il quale il nuovo Isee dice, in teoria, che saranno possibili controlli successivi, a campione e per sorteggio, sulla reale consistenza dei depositi di chi aveva dichiarato zero. Ma al momento la soluzione non è tecnicamente possibile e quindi il punto interrogativo resta. «Abbiamo eliminato il maggior numero di storture del passato» spiega il viceministro del Lavoro Maria Cecilia Guerra, che ha seguito il provvedimento passo passo. E gli esempi possibili sono tanti. Quello classico riguarda gli asili nido, dove oggi funziona così: i genitori non sono sposati e hanno due residenze diverse. Lui lavora e guadagna bene, lei sta a casa. Se il bambino è a carico della madre risulta figlio di nullatenente, ed entra al nido scavalcando pure chi è in cassa integrazione. Con il nuovo Isee almeno questo trucco sarà impossibile visto che si terrà comunque conto del reddito del padre. Altra cosa che ha fatto discutere sono le detrazioni per i figli: rispetto al passato fino al secondo non cambia nulla, mentre gli sgravi diventano più generosi dal terzo in poi. Una specie di quoziente familiare che però aiuterà solo le famiglie davvero grandi. Cambiano le regole anche per i disabili, sulle quali in questi mesi le associazioni hanno protestato. Lo sgravio ci sarà in ogni caso ma se oggi è uguale per tutti diventerà crescente su tre livelli: disabilità grave, media e non autosufficienza. Deducibile anche l’affitto, fino a 7 mila euro l’anno, stessa somma tagliata in automatico per chi vive nella casa di proprietà. Cifra fissa in tutta Italia, anche se forse bassa nelle grandi città e alta nei piccoli centri, ma fare diversamente sarebbe stato troppo complicato.
Novità importante, e purtroppo significativa, la possibilità di aggiornare l’indicatore in corso d’opera. Chi perde il lavoro oggi rimane ancorato per un anno al vecchio Isee e magari non ha diritto ai servizi perché sulla carta risulta ancora ricco. Adesso sarà possibile chiedere il cosiddetto Isee corrente, cioè calcolato in tempo reale, per non aggiungere al danno del licenziamento anche la beffa di essere considerati ricchi. «Purtroppo in questi mesi – dice il viceministro Guerra – abbiamo visto diversi casi del genere. E questo è sicuramente un ottimo motivo per andare avanti con urgenza».
Isee: via libera di governatori e sindaci al nuovo riccometro
OK da governatori e sindaci al Dpcm che detta le regole per il nuovo Isee. Il provvedimento ha infatti avuto il via libera della Conferenza unificata. Tra i punti salienti del nuovo indicatore della situazione economica equivalente: salvaguardia dell’autonomia di Regioni e Comuni, aiuti a disabilità e non autosufficienza, maggiori controlli sulla veridicità dei dati, rafforzamento dei meccanismi di sicurezza negli scambi informatici tra Inps e Regioni, possibilità di «aggiornare» l’indicatore attraverso l’Isee corrente. Obiettivi del riccometro: stanare i furbi del welfare e rendere più equo l’accesso ad agevolazioni e prestazioni sociosanitarie da parte di chi ne ha realmente bisogno. Ora il testo del Dpcm passa al vaglio delle competenti commissioni parlamentari per un parere e poi in consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva.
Il ministro degli Affari regionali Graziano Delrio sottolinea che il nuovo Isee è uno «strumento di equità e giustizia più utile di quello precedente con cui si esce dal vizio italiano per cui chi fruisce di prestazioni agevolate non pensa che ne priva altri che ne hanno bisogno». Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini osserva che con il nuovo sistema «l’italia é all’avanguardia in Europa. Mi auguro che il Parlamento dia il prima possibile il parere richiesto perché ogni giorno che passa e usiamo il vecchio sistema siamo in una situazione subottimale». Positivi i commenti del’Anci: «I Comuni attendevano da tempo questo provvediemento – ha detto il presidente facente funzioni dell’Anci Alessandro Cattaneo – e il fatto di avere finalmente un indicatore più aderente alla realtà e più preciso rispecchia di più la situazione reale. E’ un tema di equità sociale e di giustizia».
Tra i punti salienti del provvedimento, gli aiuti alle famiglie con persone disabili o non autosufficienti. Per il calcolo dell’indicatore della situazione reddituale, vanno infatti sottratte – fino a un massimo di 5mila euro – le spese sanitarie per disabili, le spese per l’acquisto di cani guida e le spese sostenute per i servizi di interpretariato dai soggetti riconosciuti sordi, ma anche le spese mediche e di assistenza specifica per i disabili.
«Per quanto riguarda la disabilità – si legge in una nota del Governo – la scelta fondamentale che si compie con la riforma è di non considerare in modo indistinto tutto il mondo delle persone con disabilità, ma di riclassificarlo in tre distinte classi : disabilità media, grave e non autosufficienza. Nell’Isee riformato si riconosce un abbattimento diretto del reddito della famiglia dove è presente il disabile, articolato in funzione del grado di disabilità, che risulta vantaggioso, in misura maggiore per i disabili più poveri e per quelli più gravi». Dal calcolo del reddito complessivo, vanno infatti sottratte, nel caso in cui facciano parte del nucleo familiare persone con disabilità media, per ciascuna di esse, una franchigia pari a 3.500 euro; per persone con disabilità grave, una franchigia pari a 5mila euro; per persone non autosufficienti, una franchigia di 6.500 euro.
E vengono escluse dal reddito complessivo anche la spesa sostenuta per collaboratori domestici e addetti all’assistenza personale (inclusi i contributi versati) e le spese per assistenza personale, anche nel caso di acquisizione dei servizi presso enti fornitori. Fanno parte delle detrazioni anche le rette per l’ospitalità alberghiera, nel caso in cui un componente del nucleo familiare non autosufficiente sia ricoverato presso strutture residenziali nell’ambito di percorsi assistenziali integrati di natura socio-sanitaria.
Per consentire alle famiglie di fornire un quadro il più vicino possibile alla situazione reale, resta inoltre in piedi la possibilità di ricorrere all’«Isee corrente», una sorta di aggiornamento dell’indicatore, ma solo se c’è una variazione superiore al 25 per cento dell’indicatore della situazione reddituale.
Si stringe la cinghia invece sulle donazioni dell’ultimo minuto, uno stratagemma utilizzato spesso per accedere indebitamente a prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria. Per le prestazioni erogate in ambiente residenziale a ciclo continuativo, le donazioni di parte del patrimonio immobiliare avvenute successivamente alla prima richiesta delle prestazioni continuano infatti a essere «valorizzate» nel patrimonio del «donante». Allo stesso modo sono valorizzate nel patrimonio del donante le donazioni effettuate nei tre anni precedenti la richiesta di prestazioni. Restano inclusi, nel calcolo del reddito complessivo, trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, incluse carte di debito
Corriere della Sera – 14 giugno 2013