da Geapress – Potrebbe avere uno strascico giudiziario la vicenda della cinghialetta Gina, la cui storia è finita oggi sui giornali a seguito dell’abbattimento disposto lo scorso 28 agosto a Lumignano di Longare, in provincia di Vicenza.
Un animale selvatico o forse di allevamento che era ormai divenuta una sorte di mascotte del posto. Alcuni cittadini, a quanto pare, le davano regolarmente da mangiare. Poi, stante quanto riportato dai giornali, un colpo di arma da fuoco che sarebbe stato sparato da una squadra della Provincia.
Ed è proprio sull’operato disposto dalla Provincia che parte ora l’attacco da parte dell’ENPA. Quella cinghialetta, riferiscono dalla Protezione Animali, aveva ormai instaurato un rapporto particolare con alcuni abitanti, con i quali condivideva le passeggiate. Un rapporto “amichevole” che caratterizzava la stessa via Brojo. L’animale, del peso di circa 70 chili, si era stabilito dietro l’abitazione di un cittadino ed era proprio quest’ultimo a chiamarla e rifocillarla. Un comportamento, questo, giudicato spesso negativamente, ma che avviene ormai in numerosi centri abitati italiani.
C’era la casa nei pressi della quale dormiva ed un’altra ove la sera attendeva il rientro dei proprietari.
In pratica Gina non aveva mai disturbato nessuno ed era ormai accettata da tutti. Ed invece il 28 agosto scorso alle sette e trenta la squadra che secondo ENPA sarebbe stata costituita da cacciatori e Polizia Provinciale si sarebbe presentata in via Brojo. Gina sarebbe stata cercata per un’ora tanto da aver indotto quasi a sospendere l’intervento. Poi, “un amico di Gina”, sarebbe intervenuto indicando dove si trovava l’animale che di lui si fidava. Gina si è così indirizzata verso il gruppo dove sarebbe stata finita da un colpo di pistola. Un cacciatore le avrebbe poi tagliato la gola.
L’ENPA riferisce quanto appreso dalle stesse Guardie Zoofile: la pistola avrebbe sparato in mezzo alle case, a una decina di metri dalla strada. Tutto da verificare, ora, alla luce della denuncia che la Protezione Animali annuncia di avere inviato alla Procura della Repubblica.
L’abbattimento dei cinghiali è normato da un protocollo I.S.P.R.A.- Provincia n° 37214 del 5 nov. 2010, una delibera che permette degli interventi, ma fissa dei precisi paletti che se superati la copertura della delibera perde qualsiasi effetto, ad esempio: il cinghiale può essere abbattuto solo dalle armi previste dalla legge 157/92 e non certamente dalla pistola di ordinanza.
Prevede inoltre in questo periodo solo l’abbattimenti degli ungulati da altane autorizzate, in quanto si utilizzano armi da guerra quali sono le carabine a canna rigata, va ricordato che queste armi hanno una gittata che supera il chilometro e mezzo.
La recente sentenza della Corte Costituzionale richiamando la legge 157/92 ha sancito inoltre che i cacciatori non possono sparare a questi animali se non sono proprietari del fondo.
L’ipotesi che ora l’ENPA chiede alla Procura di verificare è quella dell’uso improprio dell’arma, caccia con armi non consentite e per esplosioni pericolose in luogo abitato.
“Bisogna bloccare immediatamente l’immissione di cinghiali nel territorio – ha dichiarato il portavoce Renzo Rizzi, – questa attività illecita viene confermata sia dalla Provincia che dall’ISPRA, perfino le associazioni venatorie confermano che vi sono costanti immissioni clandestine, dei veri e propri lanci di questi ungulati sui Monti Berici”.
L’ENPA, però, affonda il colpo su una presunta strategia messa in campo da “alcuni cacciatori senza scrupoli“. Si starebbe tentando di importare il “modello” Colli Euganei, ovvero, tanta carne a costo zero. Una follia, secondo la Protezione Animali, che va bloccata subito, in primis togliendo ai cacciatori la possibilità di intervento; certamente non aiuta anzi, fa nascere non pochi dubbi, il fatto che la provincia di Vicenza abbia “sfornato con appositi corsi negli ultimi tre anni centinaia di cacciatori-operatori per la caccia al cinghiale“.
“In quanto a Gina – conclude Renzo Rizzi – è trapelato che anche lei è stata liberata illegalmente da un allevamento in quanto vi era nel suo orecchio un segno inequivocabile, non solo ma visto che non si era riprodotta c’è il fondato sospetto che fosse anche sterilizzata”.
Recenti casi di abbattimenti di cinghiali in ambienti prossimi a quelli urbani, sono avvenuti, non senza polemiche, in provincia di Imperia e Savona. Abbiamo cercato di metterci in contatto con la Provincia di Vicenza, rimanendo a disposizione per una loro replica.
GeaPress – 6 ottobre 2014